13-06-2019
L'altra faccia del reddito di cittadinanza, la scuola che dà lavoro ben pagato: l'Accademia della Marina Mercantile
di Massimiliano Lussana
Vuoi fare una scuola che ti dia la quasi certezza di trovare lavoro? E non un lavoro sottopagato, ma uno che in tre anni può arrivare tranquillamente a tremila euro puliti in tasca? Vuoi frequentare dei corsi che – salvo probabilità e imprevisti - fin dal momento in cui ti iscrivi, ti permettono di sapere cosa andrai a fare, come e con chi? Vuoi andare una scuola di formazione di questo tipo, sapendo che è completamente gratuita?
E, infine, se provieni da un’altra città o da un’altra regione rispetto alla sede, che è a Genova, vuoi essere aiutato ad affrontare la vita da fuori sede e agevolato anche nelle piccole cose quotidiane, a partire dalla divisa degli allievi, che viene fornita gratis dalla scuola?
Intendiamoci, sembrano quelle domande che sbucano ogni tanto dai banner di Google e che ti informano che hai vinto un telefonino di ultimissima generazione, che questa sera Belen ti ha invitato a cena e al dopocena e che puoi guadagnare centomila euro l’anno senza fare assolutamente niente.
Solitamente, l’effetto immediato di tutto questo è che tu clicchi tutto felice sulla casellina del “Sì” e istantaneamente sul tuo computer si caricano tutti i virus esistenti in natura e anche di più. E invece stavolta è tutto vero e tutto positivo. Esiste davvero una struttura che risponde al racconto delle domande iniziali. La struttura in questione è l’Accademia della Marina Mercantile di Genova, una scuola di Formazione Professionale d’eccellenza per tutti i mestieri della Blue Economy, quelli legati all’Economia del Mare.
I dati sull’occupazione superiore all’80 per cento - in qualche caso anche il 90 o il 95 - per tutti coloro che frequentano i corsi sono certificati da organismi terzi e, spesso, la Regione Liguria che finanzia l’istituto e l’Accademia stessa sono premiati dal Miur, il Ministero dell’Istruzione, per le ottime performance realizzate, con una sorta di Oscar della produttività della Formazione.
Ma, ad essere virtuoso, è l’intero modello della filiera, peraltro perfettamente bipartisan. Ad istituire l’Accademia, quando esistevano le Province e la Formazione dipendeva da quell’ente, è stata infatti un’amministrazione provinciale di centrosinistra, guidata dall’ex deputato dell’Ulivo Alessandro Repetto. E a finanziarla con sempre nuovi fondi e a valorizzarla sempre più è stata la giunta regionale ligure di centrodestra – a cui nel frattempo è passata la competenza sulla Formazione – guidata da Giovanni Toti, con l’assessorato dell’ex giornalista Mediaset Ilaria Cavo, che ha la delega in materia.
L’input politico è stato quello – ribadito anche da Toti nei suoi primi quattro punti programmatici in vista della convention romana del 6 luglio “L’Italia in crescita!” – di finanziare solo la formazione che crea reali posti di lavoro. L’input tecnico, che è quello che qui ci interessa, è stato quello di creare un modello di formazione di assoluta eccellenza, in cui venissero istituiti solo corsi con la certezza (o quasi) di entrare immediatamente nel mondo del lavoro.
Quindi, si è partiti con quelli da ufficiale di macchina e ufficiale di coperta, con un iter così organizzato: severissime regole di selezione all’ingresso, con test che scremassero tutti quelli che pensavano di iscriversi giusto “per vedere l’effetto che fa”; docenti di eccellenza nei rispettivi campi e, soprattutto, accordi preventivi con compagnie di navigazione in modo che i ragazzi potessero subito imbarcarsi prima con stage e poi da dipendenti.
Il risultato è stato trionfale, tanto che fra le compagnie di navigazione è partita la corsa ad accordi con l’Accademia per avere a disposizione sempre nuovi allievi, la cui formazione risultava essere d’eccellenza. E i ragazzi coinvolti vengono da tutta Italia: dalla Liguria, certo; ma anche dalla Sardegna, dalla Campania, dalla Calabria...
Insomma, il numero di assunti subito, dopo la scuola, superava l’ottanta per cento degli iscritti. E nel restante venti per cento c’erano anche tutti coloro che per motivi personali sceglievano altre strade o occupazioni autonome indipendenti dall’Accademia.
Il passo successivo fu l’accordo con le due maggiori compagnie crocieristiche operanti in Italia: Costa, che è il braccio italiano della multinazionale Carnival, e Msc, che è la traduzione in navi da crociera del colosso dei mari del Comandante Aponte. Entrambe radicatissime a Genova e in Liguria: Costa con il Terminal Crociere di Savona e con la sede a Genova, con più di mille dipendenti, e Msc con l’home port sulle banchine genovesi.
Ed entrambe radicatissime anche con la scelta di affidare la propria formazione, in particolare nel settore dell’hotellerie, alla Fondazione Accademia Italiana della Marina Mercantile, con il presidente Eugenio Massolo – un gentleman d’altri tempi, con un aplomb anglosassone che lo rende amato da tutti, ex assessore pidiessino in Provincia di Genova, ma soprattutto volto bipartisan dell’amore per la propria terra e il proprio lavoro - che ha firmato un capolavoro nella chiusura degli accordi con istituzioni, compagnie. E, ovviamente, allievi ufficiali, al centro del suo progetto e della sua volontà di formare i suoi ragazzi e di trovare loro lavoro.
Così, un po’ alla volta, sempre in tandem con la Regione e con lo sguardo ammirato del ministero – indipendentemente dal colore del governo in carica in quel momento, e questo essere riconosciuto in modo bipartisan è un ulteriore grande valore aggiunto - sono nati gli “spin-off” della sede dell’Accademia che è nel quartiere genovese di Albaro, il più chic senza essere radical e il recupero della splendida Villa Figoli ad Arenzano che ospita l’accademia per l’hotellerie e l’animazione targate Costa, mentre l’omologa struttura Msc ha aperto a Lavagna, sulla riviera di Levante.
Massolo, poi, è una sorta di conferenza di Yalta vivente – tutto in un unico uomo – che riesce a far convivere realtà diversissime fra loro in nome dell’amore per i marittimi e per il mondo della navigazione: Regione, Ministero, Corpo delle Capitanerie di Porto, militari e civili, compagnie di navigazione con Confitarma fra i soci fondatori, ma anche gli aderenti all’altra associazione Assarmatori in prima fila, e la cantieristica d’eccellenza mondiale rappresentata da Fincantieri di Giuseppe Bono e dei suoi uomini di punta, e le compagnie mercantili, e le compagnie da crociera, e le compagnie di traghetti, e tutto il cluster marittimo, dagli agenti agli spedizionieri, che anche quando non fanno parte della governance dell’Accademia ne riconoscono l’assoluta eccellenza.
Ultimo punto: ci sono corsi istituiti su esplicita richiesta degli armatori e pagati (tutto con soldi pubblici, ovviamente) dalla Fondazione Accademia Italiana della Marina Mercantile. Come è possibile? Molto semplice. Quando un armatore ha bisogno di una particolare figura professionale, chiede di istituire un corso apposito e l’Accademia glielo mette a disposizione, trovando docenti e mettendo a disposizione tutto il necessario. E gli armatori?
Ovviamente, in cambio, danno la propria disponibilità ad assumere il maggior numero possibile di ragazzi, assicurando fin dall’inizio un numero di assunzioni necessario e sufficiente a far partire il corso. Insomma, un circolo virtuoso dove il pubblico paga, il privato fa presenti e sue necessità e i ragazzi – che frequentano i corsi a titolo completamente gratuito – vengono immediatamente assunti. In tempi di reddito di cittadinanza, sembra il racconto di un miracolo.
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