Come Filt e come lavoratori di
Venezia abbiamo e stiamo partecipando attivamente a tutte le azioni
atte a creare le condizioni per la tutela della continuità aziendale
ed il futuro occupazionale del Gruppo Tirrenia, convinti che
l’inevitabile privatizzazione, da noi percepita come unica
opportunità per il domani, può e deve avvenire all’interno di un
preciso e trasparente progetto sul quale convergano gli interessi e
l’accordo di tutti i soggetti coinvolti che il Governo ha il dovere
di chiamare in causa anche per assicurare i sacrosanti diritti e
necessità dell’utenza.
Ma è con i sindacati di
categoria che il Governo deve confrontarsi ed intrecciare una
condivisa e costruttiva interlocuzione che porti a determinare il
regolare proseguo delle attività marittime e le opportune
garanzie ai lavoratori per i
quali, sarà bene sottolinearlo, deve esserci omogeneità di
trattamento indipendentemente dalla provenienza e sede
lavorativa, sia essa nave o
ufficio, per il rispetto del diritto al lavoro e per rigetto di
qualsiasi forma di discriminazione lesiva della persona e dei suoi
diritti, in altre parole non
può e non deve verificarsi nuovamente la condizione che vede “figli”
da una parte e “figliastri” dall’altra.
In un certo senso,
sostanzialmente, “SIAMO TUTTI NAPOLETANI”.
Per queste ragioni riponiamo
le nostre rivendicazioni, ma anche le nostre aspettative,
sull’incontro delle OO.SS. con il Ministro Matteoli del prossimo
6 settembre.
Tutto ciò premesso,
associandoci all’azione di rigetto dello sciopero posta in essere
dai trecento naviganti ed espressa con lettera al Ministro Matteoli,
nel respingere a nome della maggioranza dei dipendenti della sede di
Venezia le azioni estreme di protesta previste per i prossimi giorni
che non abbiamo mai condiviso in quanto, se portate a termine, oltre
ad aggravare il già complicato processo in corso arrecherebbero
gravissimi danni e disagi ad una vastissima ed incolpevole platea di
utenti, ci dichiariamo pronti ad intraprendere tutte le forme di
lotta necessarie a difendere il nostro futuro qualora dal prossimo
incontro ministeriale non dovessero emergere le tutele che da molti
mesi ribadiamo, certi di farlo sempre all’interno delle regole
prefissate, cui generalmente ci appelliamo per reclamarne il
rispetto e che, pertanto, non possiamo essere proprio noi,
lavoratori e loro rappresentanze, i primi ad infrangere: CHI CHIEDE
IL RISPETTO DELLE REGOLE DEVE ESSERE IL PRIMO A RISPETTARLE.
Adesso più che mai è
indispensabile e strategico valutare serenamente ma attentamente le
scelte da fare. Non ci sono più margini per ulteriori errori.
