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                                   COMUNICATO STAMPA

Torna dirompente l’ effetto delle scelte sbagliate.-

Nell’ ultimo decennio, i sindacati dei marittimi hanno spesso ceduto agli armatori, i quali hanno anticipato –in nome della globalizzazione- le richieste avanzate in altri campi dagli industriali: minacciando delocalizzazioni e licenziamenti, esuberi e nuovi “piani industriali”, la Confitarma ha attuato sin dal 1998  quello che la Confindustria sta ottenendo oggi: lavoratori extracomunitari alle proprie dipendenze.-

I marittimi italiani sono dunque disoccupati e questo non perché manca il lavoro sulle navi, ma perché si agisce  in frode alla legge aggirando così di fatto lo Statuto dei Lavoratori e il diritto alla retribuzione: sulle navi del registro nazionale (art. 318 CN), solo  accordi sindacali nazionali possono derogare alla presenza di italiani o europei; sulle navi del registro-bis (art. 2.1, legge 30/1998) solo accordi aziendali da depositarsi presso l’Autorità Marittima possano derogare alla presenza di italiani/comunitari.- Ma gli accordi aziendali per il “doppio registro”, se ci sono, non vengono comunicati alle capitanerie: quindi i controlli saltano,  e tutto fila liscio.-

 E’ evidente che la responsabilità di questa situazione grava sui sindacati dei marittimi, che non a caso hanno visto ridotto di molto l’ adesione dei lavoratori; a ciò aggiungasi quanto abbiamo denunciato lo scorso luglio –prima che un grave attacco telematico mettesse fuori uso i nostri computers- sui fatti di Palermo: i marittimi del luogo dipendenti della MOTIA sono stati indotti ad accettare nel volgere di poche ore il loro licenziamento, senza adeguata informazione e tutela, sull’ erroneo presupposto di una grave crisi aziendale in atto, avallato dalla presenza del responsabile della UIL e della Confitarma.-

Stesso copione per la Tirrenia: oggi tutti (ripetesi: tutti) i sindacati rilasciano comunicati stampa di cordoglio, dopo che nell’ ultimo decennio e sulla base di errate scelte aziendali avallate da CGIL-CISL-UIL-UGL,  quel che è rimasto della flotta pubblica è stato condotto sull’ orlo del fallimento.-

E questo ad onta dei miliardi di contributi e agevolazioni concessi dallo Stato agli armatori per la costruzioni di nuove navi e di nuovi porti.-

 

                                               IL CONSIGLIO  DIRETTIVO  

 

 

 

 

 

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