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Comunicati Sindacali

 

                    Lettera ai lavoratori del Gruppo Tirrenia

Care amiche ed amici  e care compagne e compagni,

 

Siamo alla vigila di una settimana  cruciale per le sorti della Tirrenia e della Siremar e sono profondamente convinto che le scelte che verranno  adottate sul suo futuro  dipenderanno molto dal tipo di risposta che i lavoratori sapranno  dare e dalla reattività che sapranno dimostrare.

Sono personalmente certo che se non ci sarà un chiara e forte presa di posizione  circa la  loro totale indisponibilità ad accettare passivamente il famigerato “spezzatino” che porterà  alla scomparsa della compagnia ed alla perdita di molti posti di lavoro, le rassicuranti parole di questi giorni del ministro Matteoli e del commissario straordinario cadranno successivamente nel vuoto e verranno artatamente trovate molte argomentazioni per giustificare le ragioni delle mancate promesse.

Avrei naturalmente preferito poter parlare direttamente con ognuno di voi. Come certamente saprete ho potuto farlo solamente con alcuni nel corso delle  assemblee che ho tenuto a Genova, Civitavecchia e Palermo, città quest’ultima dove mi è stato possibile visitare solamente la M/n Rubattino e non la M/n Toscana a causa della concomitante richiesta da parte della RAI di una mia intervista e non ho avuto pertanto occasione non solo di fare alcuna assemblea su questa unità,  ma neanche di solamente  intravedere  il Comandante come egli stesso potrà confermare, il quale invece secondo alcune voci del tutto infondate  avrebbe avuto nei miei confronti atteggiamenti non consoni col suo ruolo e le con sue responsabilità, evenienza che se fosse effettivamente avvenuta così come qualcuno ha voluto  diffondere calunniando il sottoscritto e lo stesso comandante, avrei saputo, ne potete stare certi,  “correggere” prontamente  con la necessaria energia.

Spero comunque  di poter ancora  continuare  in altri scali, ma come comprenderete non sarà in ogni caso  possibile raggiungere tutti voi singolarmente per poter assieme ripercorrere il succedersi degli avvenimenti che ci porterebbe di sicuro ad un’unica conclusione e cioè che il solo e vero progetto da tempo ideato dal Governo ed a qualcuno promesso è quello di far morire la Tirrenia  di morte violenta. 

Ricorro pertanto all’ospitalità che mi vorrà accordare “ Torre d’Amare,” sito che credo tutti conosciate e consultiate con sistematicità , il cui contributo  attraverso  le sue informazioni puntuali e prive di qualunque commento di parte, ritengo di fondamentale importanza per la categoria  in quanto permette ad ognuno di essere sempre informato, non disinformato come da altre parti invece avviene, su ciò che accade attorno a se e di  potersi quindi fare una sua automa e personale idea.

Non credo sia necessario ribadire ancora la posizione di tutte le Organizzazioni sindacali che confermo essere assolutamente unitaria sulle garanzie richieste per i lavoratori e che ormai conoscono quasi tutti gli italiani  grazie alla martellante e credo efficace opera di informazione da me condotta  in questi mesi che ha acceso un potente faro-riflettore  su una vicenda che stava passando sotto silenzio e nella totale indifferenza della politica e dell’opinione pubblica e il cui merito spero tutti  vorranno riconoscermi.

Credo sia invece opportuno spiegarvi le ragioni che mi hanno convinto ad intraprendere un percorso che, a parte la Federmar/Cisal e l’Orsa, le altre organizzazioni non hanno   voluto condividere.

In verità non dovrei parlare di ragioni in quanto in effetti la ragione è  una solamente  ed è forse anche fin troppo facile da spiegare : passati i giorni  30 e 31 di agosto, a mio modo di vedere,  non ci sarà più nessuna altra giornata  nei mesi a venire con un così elevato “potere contrattuale” che possa consigliare o costringere, scegliete voi il termine più appropriato,  chi ha il potere e lo vuole usare violentemente contro di noi, a desistere ed a sottoscrivere con il sindacato un accordo che  dia certezze e non solo promesse.

Non intendo quindi aprire nessuna polemica con chi la pensa diversamente né ho la presunzione di affermare che solamente la nostra è la risposta più giusta.

Forse il contrapporre al silenzio del Governo, il silenzio del sindacato sarebbe stato più efficace e più proficuo sarebbe stato anche accettare gli schiaffoni lo stesso Governo   ci ha dato respingendo ostinatamente e con dispregio ogni nostra richiesta di confronto e magari avremmo fatto bene a porgere  cristianamente l’altra guancia.

Forse li avremmo mossi a compassione e chissà magari una parvenza di  finto incontro, come peraltro già avvenuto, ce lo avrebbero anche dato,  ma io, mi scuseranno coloro i quali la pensano diversamente, non  sono per niente convinto che quella potesse essere la scelta giusta.

Vi comunico pertanto che ho dato incarico, ad un qualificatissimo studio legale, di assisterci in questa vicenda e di prepararci una dettagliata relazione su cosa potrà accadere a chi liberamente deciderà di seguirci ed a quali rischi va effettivamente  incontro nel caso in cui il Governo dovesse usare contro di noi, cosa di cui siamo più che certi, la temuta quanto iniqua “precettazione” a cui, come abbiamo anticipatamente dichiarato, non intendiamo comunque assoggettarci.

Naturalmente sarà mia cura diffondere capillarmente gli esiti dell’approfondimento che i nostri legali faranno nelle prossime ore, ma vi posso già  anticipare che quanto qualcuno, probabilmente al solo scopo di scoraggiarci o spaventarci, ha dato per scontato circa l’addebito  di quanto previsto dall’art. 650 del codice penale o addirittura dall’art.340 dello stesso codice, non è affatto né scontato né automatico e che la giurisprudenza in materia è particolarmente complessa per poter, senza ombra di dubbio, far ricadere nella fattispecie prevista negli articoli richiamati, il  semplice rifiuto di sottostare ad un ordinanza di differimento al ricorso di un diritto che è comunque costituzionalmente garantito.

Naturalmente chi dovesse ritenere che per la difesa del proprio posto di lavoro e del suo diritto a poter continuare a provvedere ai suoi bisogni ed a quelli della sua famiglia non  debba in ogni caso fargli correre nessun  rischio seppur minimo, non deve fare altro che dichiarare la sua non adesione allo sciopero.

Gradiremmo comunque che chi dovesse compiere questa non certo coraggiosa e lungimirante scelta, abbia almeno il buon gusto di non criminalizzare o tentare di influenzare o scoraggiare chi invece dovesse scegliere di lottare anche per  lui.  

                                                              Giuseppe Caronia                  

                         Roma 23-08-2010

 

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