COMUNICATO STAMPA
dichiarazioni del Segretario Generale Giuseppe Caronia
Se avevamo ancora qualche dubbio circa le vere intenzioni del Governo sulla sorte di Tirrenia e dei suoi dipendenti, la firma del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi sul decreto che ammette la società alla procedura di amministrazione controllata, li ha spazzati via del tutto.
In questi lunghi mesi siamo stati tutti tratti in inganno ed abbiamo ritenuto che la scelta di Fintecna di mettere a gara Tirrenia e Siremar assieme fosse il frutto di un grossolano errore suo e del ministro Matteoli ed invece questa sera la verità è venuta prepotentemente a galla: Tirrenia e Siremar assieme avrebbero di certo scoraggiato tutti potenziali acquirenti e la gara sarebbe andata deserta.
Il vero obbiettivo del Governo è sempre stato quello in realtà, che il viceministro all’economia, Vegas ha spiegato nel corso delle sue audizioni presso le competenti Commissioni di Camera e Senato e che ha definito “piano B” e cioè il ricorso all’amministrazione controllata appunto, come preludio allo “spezzatino” tanto caro a Confindustria ed a gran parte degli armatori privati.
Il Commissario straordinario, che si porta dietro quella “manleva” prima inspiegabilmente ottenuta da Amministratore unico ma la cui logica adesso è a tutti chiara, potrà a suo insindacabile giudizio ed a suo piacimento vendere al miglior offerente tratta per tratta, nave per nave, pezzo per pezzo per pagare i debiti con le banche, del tutto incurante della carneficina sociale che ciò causerà.
Adesso è anche comprensibile la ragione per cui Fintecna ha assunto frettolosamente la decisione di dichiarare senza esito la procedura di dismissione e non abbia consentito a Mediterranea Holding di valutare le modifiche introdotte da Fintecna all’ultimo minuto nel preliminare di vendita: Mediterranea Holding rappresentava l’ultimo ed imprevedibile ostacolo alla realizzazione di un piano tanto sofisticato quanto diabolico.
Non abbiamo timore ad ammettere di essere stati forse ingenui ma avremo ancor meno timore a sostenere con una durissima lotta, costi quel che costi, il diritto dei lavoratori a mantenere il proprio posto di lavoro.
Roma, 5 Agosto 2010
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