La Fit-Cisl presenta il proprio impegno per i marittimi alla Pontificia Accademia delle Scienze

La Fit-Cisl ha ricevuto un nuovo, importante riconoscimento: è stata inviata a intervenire al summit sul tema: “Transport Union and Manufacturers” , organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze. L’invito è la conferma del ruolo importante della nostra Federazione e del suo crescente peso nazionale e internazionale. La Pontificia Accademia delle Scienze è un corpo antico e indipendente nell’ambito della Santa Sede e gode libertà di ricerca. Il suo scopo è quello di promuovere il progresso della matematica, della fisica, delle scienze naturali e lo studio dei relativi problemi epistemologici. Nel tempo e più recentemente l’attività dell’Accademia si è allargata occupandosi delle questioni climatiche, dell’inquinamento e delle problematiche dei paesi in via di sviluppo. La sede dell’Accademia è nella Casina Pio IV all’interno del Vaticano. Il Presidente è Joachin von Braun, mentre il Cancelliere è Marcelo Sanchez Sorondo. Quest’ultimo ha organizzato il summit e ha invitato a partecipare la Fit-Cisl per fornire un contributo sul versante marittimo ma anche la Itf, la Federazione europea dei lavoratori dei trasporti, a cui come Fit siamo affiliati, affinché parlasse di trasporti più in generale. La riunione si è svolta il 4 e 5 marzo e si è sviluppata attorno a tre temi: cambiamento climatico, tratta di esseri umani e tecnologia e trasporto. In effetti questi argomenti sono tutti menzionati nell’Enciclica “Laudato Si” di Papa Francesco e quindi il compito dell’Accademia è stato quello di approfondirli con le parti sociali e datoriali dei settori dei trasporti e del manifatturiero. A parte sindacalisti di vari paesi, interessante è indicare i partecipanti della parte industriale che ha visto il “predominio” di soggetti collegati al settore dell’industria automobilistica per illustrare le nuove tecnologie e gli interventi per ridurre le emissioni. Tra gli altri: Chris Gerders della Stanford University, Scott Corwin Direttore della Mobilità futura in Deloitte, Mark Joseph Ceo della Transdev, Jeffry Sachs della Columbia University, Henric Svamberg Chairman di Volvo, Klaus Entanmann Ceo Daimler e via elencando. Per la mobilità ferroviaria l’Accademia ha invitato Luca Cordero di Montezemolo,  Presidente di Italo-Ntv, mentre per il trasporto marittimo due rappresentanti di Msc Marco Maresca (crociere) e Maurizio Del Santo (carico).

Sarebbe davvero lungo riportare il contenuto dei vari interventi, ma è certo che il mondo dell’auto si muove verso una totale automazione e la propulsione elettrica. Del resto ci sono stati mostrati diagrammi su come gli incidenti siano diminuiti con l’introduzione di maggior automazione a bordo delle auto e sugli enormi progressi fatti nel campo degli accumulatori sempre più leggeri, sempre più potenti, sempre più durevoli. Sul versante datoriale della mobilità ferroviaria Montezemolo ha naturalmente parlato di Italo-Ntv, che ha portato una ventata di competitività nel settore diminuendo i costi per i viaggiatori e migliorando i servizi. Ha altresì parlato dei progetti per la Spagna e, in termini di possibilità, del Sud America, e in particolare l’Argentina. Ha rimarcato la sua immagine di sostenitore del libero mercato, sempre che esista un “controllore” delle regole. Per la Fit-Cisl sono intervenuti Remo Di Fiore, Componente a nome della Fit-Cisl dell’Esecutivo Itf, e Francesco Di Fiore, Coordinatore degli Ispettori Itf. Sorondo si è mostrato interessato in particolare a capire cosa succede nel mondo marittimo rispetto alle nuove tecnologie e all’inquinamento ambientale. È chiaro che, circa le emissioni di zolfo e ossido di azoto, tutti pensano all’automobile e pertanto in particolare i rappresentanti delle industrie automobilistiche sono rimasti colpiti quando Remo Di Fiore ha loro rivelato che una grande porta contenitori inquina quanto 50 milioni di autoveicoli, come dire che 15 navi inquinano come l’intero parco auto mondiale (fonte: Rapporto Marsk). In compenso, a parte le norme comunitarie, c’è forte sensibilità negli armatori e molti interventi sono già in fase applicativa. Abbiamo illustrato a grandi linee le due tipologie di intervento. La prima è che sul naviglio esistente, anche se è costoso, si va verso l’uso dello scrubber, un sistema posto nella ciminiera il quale, attraverso un procedimento che ricorre all’acqua di mare a pioggia, assorbe buona parte delle sostanze inquinanti e purifica i gas di scarico. Ciò è necessario anche se si va verso combustibili fossili più raffinati e comunque più costosi e in ogni caso non può essere la soluzione definitiva. Il nuovo combustibile sarà il GNL già utilizzato in molte navi, compresa l’ultima nave da crociera della Costa ovvero la Costa Smeralda. Costruita nei cantieri finlandesi di Turku, entrerà in servizio nell’ottobre di quest’anno; ha un’autonomia di 14 giorni, con annesse le problematiche tecniche di mantenere il gas liquefatto a -162 C°. I porti però si stanno attrezzando per fornire il GNL e allo stesso tempo si stanno dotando di colonnine di fornitura di elettricità alle navi, in modo che queste ultime possano spegnere i generatori di corrente mentre sono ancorate ai moli. L’altro argomento che Remo Di Fiore ha affrontato è stato l’applicazione delle nuove tecnologie a bordo delle imbarcazioni e quindi il tema della nave autonoma, ovvero senza equipaggio, che, come abbiamo detto più volte su La Voce dei Trasporti, è già una realtà ed è attualmente sperimentata in nord Europa. Abbiamo citato il fatto che Norvegia e Finlandia hanno modificato la loro legislazione concerLa parola Il gas naturale liquefatto (GNL o LNG, dall’inglese liquefied natural gas) si ottiene sottoponendo il gas naturale, dopo opportuni trattamenti di depurazione e disidratazione, a successive fasi di raffreddamento e condensazione. La composizione e le caratteristiche del GNL variano a seconda dei giacimenti di gas naturale di provenienza e del processo di liquefazione. 36 N. 3 - Marzo 2019 nente le loro acque territoriali proprio per permettere l’utilizzo di navi autonome. In una prima fase saranno gestite a distanza da terra poi saranno completamente autonome, ovvero con programmi forniti ai computer di bordo. Recentemente un traghetto in Finlandia ha collegato due porti gestendo in autonomia anche la manovra. Certo in una recente sessione dell’Imo, l’Organizzazione Onu per il trasporto marittimo, si è dibattuto delle navi autonome sottolineando come, pur avendo la tecnologia già disponibile, vi sono ancora questioni fondamentali da affrontare. Ad esempio la questione dell’hackeraggio, ma anche quelle della certezza dei collegamenti satellitari e del soccorso in mare. Le difficoltà maggiori nascono poi dall’esigenza di norme internazionali che permettano a quel tipo di navi di operare e in aggiunta dal fatto che attualmente gli armatori non sono molto favorevoli sia per i costi di impianto che per quelli di gestione della nave. L’intervento di Francesco Di Fiore è stato più collegato al tema della “schiavitù” e lo sfruttamento di esseri umani con riferimento alle navi. Ha avuto quindi il compito di parlare della campagna di Itf contro le navi Foc, per dare dignità umana e contrattuale a marittimi sfruttati da armatori senza scrupoli. Il tema non poteva toccare la questione delle navi abbandonate, che attualmente in Italia sono circa 20. Inoltre nei porti del nostro paese vi sono oltre 150 relitti di navi abbandonate, che non hanno trovato un compratore dopo il sequestro. Si tratta di imbarcazioni fatiscenti e parzialmente affondate in aree marginali dei porti. Questa situazione, ha spiegato Francesco Di Fiore, avviene anche per la complicata procedura di sequestro e messa all’asta nel nostro paese. Anni addietro, quando l’economia mondiale in sviluppo richiedeva navi per il trasporto, la vendita della nave era più facile di quanto non sia oggi, con il surplus di offerta di stiva esistente. Collegato alle navi abbandonate abbiamo il grosso problema degli equipaggi che restano a bordo senza viveri, combustibile, acqua, spesso in condizioni drammatiche. Frequentemente i lavoratori non vogliono neppure rimpatriare per paura di perdere i salari arretrati, se invece lo accettano, le spese finiscono per esser supportate dal sindacato. In questo lavoro di tutela dei marittimi l’Ispettorato Itf in Italia ha un grande alleato nella Stella Maris, una istituzione cattolica che fa parte della fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana, con cui esiste piena collaborazione. Francesco Di Fiore ha raccontato anche come per un lungo periodo è avvenuto un traffico di clandestini in una maniera diversa da quella che siamo abituati a conoscere nel canale di Sicilia. Infatti, dietro il pagamento di somme i clandestini venivano imbarcati gonfiando le tabelle di armamento come fossero marittimi e poi in alcuni porti svanivano nel nulla. Il grosso lavoro per aiutare i marittimi abbandonati è stato fatto anche in sede politica presso la Ilo, l’Organizzazione per il lavoro delle Nazioni Unite, dapprima con la costruzione della Convenzione della Mlc 2006 e poi con alcune specifiche modifiche per garantire il rimpatrio e il pagamento dei salari. Infine non è mancato un cenno agli aspetti vertenziali, ovvero agli interventi per far recuperare ai marittimi salari arretrati, compensi per inabilità o malattia e via elencando. Tra ispettorato e struttura sindacale dedicata, mediamente in un anno si recuperano somme a favore dei marittimi per circa 5 o 6 milioni di Usd. Un aspetto fondamentale sottolineato da Francesco Di Fiore è che con l’ispettorato e la Itf si sono creati contratti che coprono oltre 15mila navi e riconoscono ai marittimi imbarcati le stesse condizioni di lavoro o di salario indipendentemente dalla nazionalità, dal sesso, dalla religione. Non esiste simile situazione in altre aree dell’industria a livello mondiale. È stato menzionato anche un traghetto con bandiera del Marocco, il cui equipaggio è senza salario da mesi e senza mezzi di sussistenza. Il summit ha raccolto esperienze datoriali e anche sindacali, strategie ed orientamenti futuri che il Cancelliere Sorondo riunirà in un documento finale che, siamo certi, trasferirà anche al Pontefice, così come è previsto nei compiti dell’Accademia Pontificia delle Scienze. 

Aumenta la paga base dei marittimi a livello mondiale Durante il summit presso la Pontificia Accademia delle Scienze è stato anche annunciato che o scorso 19 novembre è stato firmato un accordo presso la sede Ilo di Ginevra da parte del comitato Jmc (Joint Maritime Commission, formato da sei rappresentanti degli armatori e altrettanti dei sindacati, tra cui la Fit-Cisl), alla presenza di osservatori sia di parte armatoriale che sindacale, con il quale è stata definita la paga base del marinaio da applicarsi come livello minino su tutte le navi indipendentemente dalla bandiera. L’accordo ha previsto l’aumento della paga base del marittimo abilitato (AB) dal 1° luglio 2019 a 618 Usd mensili, che quindi, insieme agli altri istituti contrattuali come ad esempio le ferie e gli straordinari, porta lo stipendio minimo 1.085 Usd. Dal 1° gennaio 2020 la paga base sale a 625 Usd, per cui lo stipendio minimo sarà di 1.098 Usd, infine dal 1° gennaio 2021 aumenta a 641 Usd, con stipendio minimo a 1.126 Usd. Dal punto di vista sindacale, la Itf ritiene che lo stesso risultato si debba applicare al cameriere imbarcato sulle navi da crociera (Waiter). Come abbiamo più volte ripetuto, il comitato Jmc produce risultati che hanno valenza globale ed è l’unico caso del genere nel mondo dell’industria.

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