TRAGHETTO NEGATO
ALL'INVALIDA.
CONDANNATA LA
COMPAGNIA NAVALE
MARIANO. Lasciata a terra
per ben due volte dal traghetto
per via delle sue condizioni di
salute, un'anziana marianese non
s'è persa d'animo. S'è rivolta a
un legale (l'avvocato Biagio
Giancola) e dopo tre anni di
battaglia davanti al giudice di
pace ha avuto ragione. Nella più
classica delle battaglie alla
Davide contro Golia, una donna
71enne di Mariano Comense è
riuscita a far condannare il
colosso dei mari, la Moby Lines
spa, che dovrà pagare alla
signora quasi 6mila euro per non
averla imbarcata non una, ma due
volte sul traghetto in partenza
da Genova e diretto in Sardegna.
Un rifiuto, il secondo,
considerato illegittimo dal
giudice di pace.
L'inizio della controversia
risale al 7 giugno 2009. La
donna, assieme al marito, si
presenta munita di regolare
biglietto al porto di Genova per
salire sul traghetto che doveva
salpare alla volta di Olbia.
Dopo aver atteso per due ore in
colonna la donna, invalida
civile in quanto affetta da
insufficienza respiratoria, e
per questo costretta all'uso
continuo di un respiratore
portatile, viene bloccata al
momento dell'imbarco. È il
comandante stesso della nave a
spiegare alla pensionata
marianese che l'imbarco, senza
un certificato del medico
curante in cui veniva attestata
la compatibilità delle due
condizioni di salute con il
viaggio in nave, non era
autorizzato a farla salire a
bordo. Un comportamento lecito e
corretto, questo del comandante,
anche secondo il giudice. Il
problema è che due giorni dopo
la donna, dopo essersi procurata
il certificato all'ospedale
Felice Villa di Mariano, torna a
Genova e si ripresenta
all'imbarco. Anche in questo
caso viene però respinta. Un
rifiuto, secondo il giudice di
pace, «assolutamente
inconcepibile e lesivo dei
diritti della persona» e
significativo, a detta del
giudice, «di un atteggiamento
assolutamente irriguardoso e
scorretto di una passeggera
anziana». La signora, la sera
del 9 giugno 2009, riuscirà
finalmente a imbarcarsi sul
traghetto per Olbia, ma con
un'altra compagnia, la Grimaldi.
Da qui la condanna per la
compagnia, ma anche per
l'agenzia viaggi "Avorio Nero"
di Mariano Comense, presso la
quale la donna si era rivolta
per prenotare il viaggio in
traghetto, per non aver
informato la signora della
necessità di presentarsi al
porto con un certificato medico
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