LA
DRAMMATICITA' DELLA PIRATERIA
La
drammaticità del sequestro viene vissuta
intensamente dai marittimi membri
dell'equipaggio delle navi mercantili che
sono stati catturati dai pirati somali. La
loro prigionia è di fatto un vero inferno.
Questo, in quanto essi vivono per tutto il
tempo del sequestro in una promiscuità
forzata con i sequestratori. Una promiscuità
che conduce anche a situazioni esasperanti.
Un'esperienza che segna anima, mente e
corpo.
Della petroliera italiana ‘Savina Caylin’,
catturata dai pirati somali l’8 febbraio
scorso nell’Oceano Indiano, non si sa più
nulla! A bordo cinque dei membri
dell'equipaggio sono italiani: 3 campani, 1
laziale e 1 trentino. Nessun contatto è
stato ancora stabilito con la motonave
'Rosalia D'Amato' catturata dai pirati
somali nella notte tra il 20 e il 21 aprile
scorso mentre navigava nel mare Arabico. A
bordo tra i membri dell'equipaggio sei
italiani: 4 campani e 2 siciliani. Si tratta
in totale di undici italiani di cui ben
quattro provenienti dall'isola di Procida
(NA) e che sono tenuti in ostaggio dai
pirati somali. Secondo le ultime notizie
‘riuscite a recuperare’ sembrerebbe che i
pirati abbiano dirottato la motonave
italiana verso le coste somale. Qui lungo il
litorale del Puntland, territorio costiero
nella regione semiautonoma della Somalia, si
trovano tutti i covi dei pirati somali. Il
territorio è ormai divenuto una nuova e
moderna Tortuga. Qui alla fonda si trova
anche la petroliera ‘Savina Caylin’. L'Unità
di Crisi della Farnesina ‘segue attentamente
l'evoluzione delle due vicende’. Questo è
quanto è consentito sapere sui due episodi
di pirateria marittima messi a segno dai
pirati somali ai danni di due navi italiane
e di cittadini italiani. Sul tutto vi è un
‘black out’ delle informazioni, figlio delle
silenzio stampa imposto dal governo
italiano. Un silenzio che il governo
italiano ha giustificato con la necessità di
riservatezza sulle operazioni in corso e
sulle iniziative che s'intende assumere per
la soluzione delle due delicate vicende. Una
novità, rispetto agli altri episodi di
pirateria marittima che hanno visto finora
coinvolti uomini e navi italiane, è che la
Farnesina sta operando in stretto raccordo
con il Ministero della Difesa. Un connubio
davvero straordinario! Sul fatto la Procura
di Roma ha aperto un'inchiesta. Per il
procuratore aggiunto Pietro Saviotti,
titolare dell’inchiesta, i reati ipotizzati
sono di pirateria e sequestro a scopo di
terrorismo. Proprio oggi ai familiari di uno
dei sei marittimi che si trovano a bordo
della 'Rosalia D'Amato', Antonino Di
Girolamo, ha telefonato il senatore Antonio
D'Alì, Pdl. Il parlamentare li ha voluti
rassicurare, mostrandosi ben informato
rispetto ad altre fonti, affermando: “Sono
fiducioso che, a breve, il mercantile potrà
riprendere la navigazione sotto la scorta
della nostra Marina militare”. Il deputato
del Pdl ha persino spiegato ai familiari del
Di Girolamo che a bordo tutti stanno bene e
godono di buona salute. “I militari italiani
controllano l'area in cui si trova la
'Rosalia d'Amato' mentre funzionari della
Farnesina, e lo stesso ministro degli
esteri, Franco Frattini, che ho più volte
sentito in questi giorni, stanno seguendo
puntualmente l'evolversi della situazione in
collegamento con l'armatore”, ha affermato
il parlamentare. In merito all’accaduto nei
giorni scorsi era intervenuto anche il
deputato Luigi Muro, Fli. “Il ripetersi dei
fenomeni di pirateria a danno di navi
italiane è oramai intollerabile. Con una mia
interrogazione a risposta urgente, ho già
sollevato il problema ancora sottovalutato
dal governo italiano. Muro è anche
presidente del consiglio comunale di
Procida. L’isola del Golfo di Napoli da cui
provengono quattro dei undici marittimi
italiani trattenuti dai pirati somali. “Non
è più sufficiente una posizione attendista e
burocratica del governo, noncurante del
fatto che le navi battenti bandiera italiana
sono a tutti gli effetti territorio
italiano”. Il senso dei due interventi va
ricercato nel fatto che in Italia è in corso
una sorta di spinta in avanti a far si che
venga approvato un provvedimento che
consenta di imbarcare a bordo dei mercantili
italiani delle guardie private armate. Dei
civili armati, dei contractor di fatto, che
dovrebbero rendere sicura la navigazione
delle navi italiane, specie nelle acque
infestate dai pirati. L’idea è fortemente
sostenuta dal Pdl che in merito ha già
presentato quattro proposte di legge sia
alla Camera sia al Senato. Questo ennesimo
episodio di pirateria marittima, che vede
vittima una nave italiana, ha funto di
fatto, da sponda alle richieste di coloro i
quali ritengono che vadano adottate urgenti
misure a difesa della navigazione mercantile
italiana. In Italia ‘purtroppo’ non vi sono
strumenti legislativi che consentono, alle
navi mercantili, di imbarcare personale di
sicurezza privato. Mentre, nulla vieta di
proteggere i propri connazionali e naviglio
con militari della marina italiana. Però,
inspiegabilmente i parlamentari del Pdl, che
sono i firmatari delle iniziative di legge
per permettere i servizi armati di vigilanza
a bordo dei mercantili italiani, si stanno
preoccupando di creare i presupposti
contrari, ossia guardie private anziché
militari della marina a bordo dei
mercantili. Mentre da un lato si spinge con
iniziative parlamentarti che di fatto
escludono il ricorso a militari
professionisti, come invece è previsto dalla
legge, cercando di dare spazio a civili
armati a bordo dei mercantili italiani.
Dall’altro esiste un piano che prevede
l’impiego dei militari italiani su navi
mercantili. Un piano predisposto dallo Stato
maggiore della Marina Militare italiana in
collaborazione con Confitarma, è che sebbene
sia stato consegnato lo scorso anno ai
ministeri competenti, inspiegabilmente resta
chiuso in un cassetto. Confitarma, da tempo,
sollecita il Governo a dare il via libera a
questo piano. Un piano che prevede tra
l’altro, che a sostenere i costi di queste
‘scorte’, affidate ai professionisti della
marina militare, in tutto o in parte, siano
gli stessi armatori. Nel frattempo, la
scorsa settimana dalla Camera di Commercio
Internazionale, Icc, è giunto l’ appello ai
governi a rafforzare la tutela della marina
mercantile nel corno d'Africa e nella zona
settentrionale dell'Oceano Indiano. Nella
nota dell’Icc si legge che le azioni dei
pirati al largo delle coste somale: “Sono
azioni violente che non solo danneggiano il
commercio internazionale e mettono a rischio
la vita di migliaia di lavoratori del
settore marittimo, ma rappresentano dei veri
e propri crimini extraterritoriali che
necessitano di una forte risposta
internazionale nell'ambito della Convenzione
delle Nazioni Unite sul diritto della
navigazione”. L’intervento in un certo modo
riporta al richiamo che la C.E. nelle scorse
settimane ha inviato agli armatori italiani.
La commissione europea ha segnalato che
alcune unità mercantili italiane che
attraversano le aree a rischio pirateria,
non si attengono, come dovuto, alle
raccomandazioni riportate nelle best
management pract/ces vers/on 3, consultabili
al link: www.mschoa.org/bmp3/documents/bmp3%20finallow.pdf
. La notizia è stata pubblicata anche sul
sito del Sindacato Marittimi, SDM, il 31
marzo scorso.
http://www.sindacatomarittimi.eu/articoli.php?mode=search_ID&ID=598.
Mentre, lo scorso venerdì 22 aprile, in
merito al sequestro da parte dei pirati
somali della nave 'Rosalia D'Amato', il
sindacato confederale dei trasporti
marittimi di Filt, Fit e Uilt ha diffuso una
nota in cui nell’affermare che: “I nostri
marittimi assieme a quelli di altri Paesi
continuano a rischiare la vita affinchè un
traffico vitale per le economie non si
fermi. Il sindacato confederale dei
trasporti è impegnato in ogni sede perchè
venga posta fine al fenomeno della pirateria
e più di un mese fa è stato chiesto un
confronto con il Governo sul problema, senza
ricevere alcuna risposta. In assenza di una
rapida convocazione da parte del Governo
viene proclamato lo stato di agitazione di
tutti i marittimi italiani con possibilità
di una grande mobilitazione nazionale.
Inoltre saranno applicate le direttive del
sindacato internazionale dei trasporti Itf
nell'area dichiarata a rischio pirateria che
prevedono la richiesta di tutti i marittimi
di sbarcare prima dell'attraversamento, così
come previsto nei contratti di lavoro
internazionali. Ulteriori azioni comuni
nell'interesse dell'economia nazionale,
dell'armamento ed in particolare per la
tutela dell'incolumità dei lavoratori
marittimi saranno concordate il prossimo 28
aprile, in occasione dell'incontro con
l'associazione degli armatori italiani
Confitarma, per il rinnovo del contratto
nazionale”. Il pensiero va a tutti i
marittimi che sono ostaggi dei pirati
somali. I predoni del mare una volta
catturata la nave vi vivono a bordo insieme
agli uomini del suo equipaggio. Una
promiscuità forzata che conduce anche a
situazioni esasperanti, dal momento che i
somali sono molto dediti a consumare grandi
quantità di khat, foglie euforizzante che
masticano di continuo, e a bere alcoolici.
La drammaticità del sequestro viene vissuta
intensamente dai marittimi membri
dell'equipaggio delle navi mercantili che
sono stati catturati. La loro prigionia è di
fatto un vero inferno. Un'esperienza che
segna anima, mente e corpo. Tutto questo
deve indurre a riflettere ed a spingere, chi
ne ha potere, ad attuare al più presto
quello che più ritiene utile per salvare
questi lavoratori del mare che sono caduti
nelle mani dei pirati somali.
Ferdinando Pelliccia |