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Arriva lo spezzatino

 

Riparte la privatizzazione di Tirrenia. Oggi il commissario straordinario, Giancarlo D’Andrea, invierà le lettere di invito per la nuova gara che servirà a vendere ai privati l’ultima compagnia statale di navigazione, con i suoi 1.630 dipendenti. Dopo il fallimento della prima, lo scorso agosto. E il patron di Msc, Gianluigi Aponte, in un’intervista al Sole 24 Ore, si dice pronto a rilevare Tirrenia, tramite la Gnv (Grandi navi veloci), della quale ha da poco acquisito il 50 per cento. Proverà a comprare Tirrenia assieme a Emanuele Grimaldi, dell’omonima compagnia, e Vincenzo Onorato, presidente di Mascalzone latino. Inoltre, sempre secondo, Aponte «stavolta sembra che, più o meno, i debiti statali se li accollerà lo Stato». I sindacati sono preoccupati anche perché sono venuti a conoscenza della novità stampa. Tanto che Beniamino Leone, segretario nazionale marittimi della Fit-Cisl, chiede un incontro urgente con il governo e il commissario di Tirrenia. «La gestione della compagnia - spiega Leone - in un momento così delicato per il futuro dei lavoratori e dell’azienda rischia di inasprire la già difficile situazione, nonché complicare il processo di privatizzazione della Tirrenia. Anche perché i lavoratori hanno ribadito a chiare lettere, nel corso di una affollata assemblea tenutasi sabato scorso a Torre del Greco, la necessità di garantire i livelli occupazionali e la continuità contrattuale, una preoccupazione crescente anche alla luce della volontà espressa da Tirrenia di sopprimere la linea Bari-Durazzo», conclude Leone. I sindacati chiedono «un quadro coerente e condiviso per garantire il mantenimento dei collegamenti essenziali per molte aree del Paese e dei livelli occupazionali. L’ultimo incontro con il ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, era avvenuto il sei settembre. In quell’occasione il governo aveva garantito ai sindacati che avrebbe «evitato il cosiddetto spezzatino, procedendo alla vendita dei complessi aziendali e non delle singole rotte». Ma le cose, almeno a sentire il patron di Msc Aponte, pare stiano andando diversamente. «Il suo scopo - denuncia Alessandro Pico, segretario della Federmar-Cisal - è soltanto quello di spartirsi con i suoi soci le rotte migliori e le sovvenzioni statali, perché per il resto, tranne che per poche nuove unità, le navi della Tirrenia non valgono nulla. Inoltre Aponte le unità veloci già le possiede". Anche sul fronte dei lavoratori «la situazione è drammatica», continua il segretario della Federmar-Cisal. Da dicembre per i dipendenti partirà infatti la cassa integrazione. «Lunedì abbiamo dichiarato lo stato di agitazione - continua Pico - anche perché attendiamo ancora gli arretrati e l’intero procedimento resta anomalo visto che la continuità territoriale pare non sia in realtà stata garantita su tutte le linee esistenti fino a giugno 2011, come aveva garantito il ministro. Non capisco quindi dove Aponte abbia ottenuto queste informazione sul fatto che lo Stato si accollerà i debiti di Tirrenia». Che ammontano a 646,6 milioni di euro, tanto da spingere il Tribunale di Roma a dichiarare lo scorso 12 agosto lo stato di insolvenza della compagnia.

 

10-11-2010   www.terranews.it   

 

 

   

   

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