MARITTIMI
L'analisi. Cordata Tirrenia,
rischio antitrust
Si chiama conflitto
d’interessi il grande scoglio che dovrà superare
Compagnia italiana di navigazione per conquistare i
traghetti pubblici Tirrenia. Mentre il commissario
Gianluigi D’Andrea si appresta a varare l’ultima
fase della seconda privatizzazione - la prima è
fallita - tra le proteste dei sindacati per la
cortina di silenzio calata sulla gara, i tre
armatori Gianluigi Aponte, Vincenzo Onorato e Manuel
Grimaldi stanno limando gli ultimi particolari del
piano industriale. Compagnia italiana di navigazione
è ad oggi la compagine più accreditata per
conquistare Tirrenia proprio per la solidità della
cordata, composta dai tre uomini che guidano quattro
delle compagnie marittime più prestigiose del
panorama italiano. Ma se una di queste - Grimaldi
Napoli - non ha nessun interesse diretto nelle linee
di cabotaggio dove già opera Tirrenia, per la Moby
di Vincenzo Onorato e per la Snav e la Gnv oggi
controllate da Gianluigi Aponte la concorrenza è
diretta. Come faranno, domani, i due armatori a
gestire società che lavorano sulle stesse linee e
che hanno gli stessi business? È a questa domanda
che il piano industriale dovrà rispondere: il
Secolo XIX
ha messo a confronto le linee gestite dal pubblico
(ancora per poco) e dai privati. Se domani Compagnia
italiana di navigazione dovesse conquistare Tirrenia,
da Genova partirebbero per Olbia tre traghetti: uno
Moby, uno Gnv, un terzo che fa capo a una compagnia
che per un terzo fa capo a Moby e un terzo al
proprietario di Gnv-Snav. Stessa situazione per la
Genova-Porto Torres, mentre sulla Napoli Palermo
viaggerebbero sia la nuova Tirrenia che Snav, sulla
Civitavecchia Olbia Moby, Snav e Tirrenia. «Il
rischio è quello di uno spezzatino postumo -
denuncia il numero uno di Uiltrasporti Giuseppe
Caronia - sulle linee dove c’è concorrenza Tirrenia
rischia di sparire». La cordata, insomma, potrebbe
diventare il mezzo per sbarazzarsi di un
concorrente. È così? «Assolutamente no - si arrabbia
Vincenzo Onorato - quelle di Caronia sono le
illazioni: manterremo le linee anche dove siamo
presenti come concorrenti». Una situazione che però
potrebbe far arricciare il naso all’Antitrust. Per
questo la compagnia sta lavorando alla costruzione
di un organigramma blindato: nominato Vincenzo
Morace come amministratore delegato, a giorni
dovrebbe essere annunciato anche il presidente.
L’obiettivo è creare un management assolutamente
separato da Gnv. Moby, Snav, quasi un blind trust,
per fugare qualsiasi dubbio di intrecci pericolosi.
Basterà all’Antitrust? «Ho fiducia e ci sarà massimo
confronto» assicura Onorato. Sullo sfondo, intanto,
si staglia anche un altro tema non da poco: nella
prima privatizzazione, a chi conquistava Tirrenia
veniva assicurata per otto anni, senza gara, la
convenzione con lo Stato per garantire la copertura
delle linee di pubblica utilità, pari a 72,6 milioni
l’anno. Il meccanismo delle sovvenzioni senza gara
verrà mantenuto anche in questa seconda
privatizzazione, nonostante gli stessi Aponte e
Grimaldi siano stati, nel recente passato, fieri
oppositori di questo meccanismo distorsivo della
concorrenza? Per ora indicazioni ufficiali non
arrivano ma i tre armatori starebbero studiando la
possibilità di far camminare Tirrenia sulle proprie
gambe da subito. Senza aiuti diretti. Sarebbe anche
un modo per evitare possibili ricorsi alle autorità
europee da parte dei concorrenti.
13-11-2010
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