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IL MARITTIMO...LAVORATORE....PRECARIO, UNO SCONOSCIUTO.   RISPOSTA ALL'AMICO VITO REALE

 

Parlare dei marittimi si  prova un certo imbarazzo perché, nonostante sia il mio lavoro, e come voler descrivere un'illustre sconosciuto.

Ormai sono un cosi detto navigato nel mio lavoro, ma per onestà intellettuale, ammetto di avere ancora molte lacune.

E’ difficile stare al passo di una realtà grande, complessa, che dovrebbe essere in continua e rapida evoluzione. Un mondo, quello , che ingloba al suo interno tanti altri piccoli mondi diversi, in una non sempre facile convivenza. Ebbene Uno di questi piccoli mondi è l’equipaggio delle navi, i marittimi. Da tantissimi siamo considerati dei professionisti che hanno mansioni specifiche all’interno delle navi  a bordo di una stessa nave.  Ogni persona su una nave copre un ruolo ben preciso e in caso di emergenza le vite di tante persone sono affidate  a lui. La nave per tutto il periodo che stiamo a bordo, è il nostro spazio vitale, la nostra casa . La  stessa nostra vita a bordo è scandita dai turni sia di lavoro sia di riposo, ventiquattro ore su ventiquattro sette giorni su sette. Si mangia quando non si ha fame, si dorme quando non si ha sonno, ma non ci lamentiamo, è il nostro lavoro.

Con l’arrivo di internet nel mondo marittimo si è avuto una svolta, infatti molti di noi viaggiamo con il nostro portatile, e immediatamente tramite la rete riusciamo a  connetterci  con le nostre  famiglie, attingiamo notizie, vediamo film insomma è un modo per sentirci  vivi con il mondo esterno.  Eppure nonostante tutti questi progressi come lavoratori pur considerati importanti per le funzioni vitali di ogni paese siamo costretti a prendere atto di una situazione che definire ai limiti della sopportazione umana è anche poco: affaticamento, stress, solitudine, lontananza contatti sporadici con le famiglie, criminalizzazione, pirateria, abbandono degli equipaggi da parte degli armatori, lavoro precario, nuove schiavitù, aumento degli incidenti, sul mare sono pane quotidiano.

Vivo a Torre del Greco dove una volta chi era marittimo era considerato una persona affidabile dal futuro assicurato. Ebbene anche nella mia città questa cultura è cambiata. I giovani, del mare non ne vogliono sapere, basti pensare che lo stesso istituto tecnico del nautico, pochissime sono le matricole e trovare le cause non è difficile. Poco lavoro, guadagno sempre di meno rispetto al lavoro, lontananza non piu’ sopportabile.

Mi ha colpito molto il comunicato della Filt Cgil di Palermo dove, pur senza commentare, ha raccontato di come si sono comportati gli equipaggi della Grimaldi sulla morte del giovane ufficiale dell’Excellent. Una freddezza, visto dall’esterno, da far paura, ma non dai marittimi  ormai quasi  abituati a queste cose, tipica  rassegnazione  che ormai esiste nei nostri caratteri.

Se si vede bene forse una spiegazione c’è e lo spiega Il direttore esecutivo della SRI, Deirdre Fitzpatrick, responsabile legale della ITF afferma: “ i marittimi non hanno identica protezione dei lavoratori terrestri e spesso trovano difficile o impossibile capire se la legge può aiutarli e come accedere a tale aiuto“.

Da un articolo dal titolo tradotto: “I marittimi vogliono conoscere i loro diritti legali”, pubblicato sul sito web, “Safety4Sea.com” risulta che il Working Lives Research Institute ha effettuato un’ indagine da cui è risultato che il 96% dei 1000 marittimi intervistati vuole conoscere i propri diritti legali. Tuttavia, un quarto degli intervistati ha inoltre rivelato che sarebbe  riluttante a chiedere un parere legale circa il  lavoro a causa delle conseguenze sulla propria occupazione e famiglia.
Le principali ragioni addotte per chiedere un parere legale sono state: controversie contrattuali (30%), lesioni personali (26%), così come i salari non pagati, congedo a terra, abbandono, accuse penali, le discriminazioni, e la pirateria.

Ecco carissimo Vito, questi sono i marittimi, lavoratori a bordo precari a terra , abbiamo la morte nel cuore di chi vorrebbe risorgere ma non ci riusciamo, di chi vorrebbe gridare ma non abbiamo voce.

Ti posso assicurare che ogni marinaio, alla sera quando è andato a dormire ha detto una preghiera per il collega che è morto, ma più di questo mi dispiace, sarà il nostro carattere,  non riusciamo a fare.

 

                                                                                                        bartorus


         09-07-2011

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