
MARITTIMI
IL GRIDO DEL PAPA
"BASTA PIRATERIE MARITTIMI A CASA"
Domenico Ambrosino Il Papa ha incontrato una
rappresentanza dei familiari dei circa 800 marittimi
di tutto il mondo sequestrati dai pirati del mare al
largo della Somalia. L’incontro è avvenuto nel
Palazzo Apostolico di Castelgandolfo al termine
dell’Angelus domenicale, durante il quale Benedetto
XVI ha lanciato un appello: «I marittimi che
purtroppo si trovano sequestrati per atti di
pirateria», ha detto, «vengano trattati con rispetto
e umanità». E ha pregato «per i loro familiari,
affinchè siano forti nella fede e non perdano la
speranza di riunirsi presto ai loro cari». Benedetto
XVI si è informato sulla situazione di ogni vittima
manifestando sofferenza, vicinanza e vivo interesse
alla difesa della dignità dei rapiti. A promuovere
l’incontro è stato don Giacomo Martino, direttore
dell’Apostolato del Mare, della Fondazione Migrantes
della Cei che opera in tutto il mondo a sostegno dei
lavoratori del mare e delle loro famiglie. «Il Papa
ci ha colpito con la sua bella, infinita, umanità e
la sua grande capacità di compatire» ha dichiarato
Don Martino che, per ovvi motivi di riservatezza ha
tenuto segreti i nomi dei familiari dei marittimi
che hanno partecipato all’incontro. «Certo è - ha
continuato il sacerdote navigatore - il gesto del
Papa potrebbe essere definito, in termini
calcistici, una vera e propria entrata a gamba tesa
che agita le acque e le coscienze del mondo
marittimo. Per il suo grande significato morale, per
il messaggio di fede e di speranza, ma anche di
determinazione a riguardo del problema della
pirateria. La pirateria - prosegue il sacerdote - è
in mano ad una organizzazione criminale con
interessi internazionali rispetto alla quale le
varie soluzioni finora tentate risultano inefficaci.
Le stesse “cittadelle”, le aree rinforzate di bordo,
dove gli equipaggi si possono rifugiare in caso di
arrembaggio, risultano inadeguate. Se un membro
dell’equipaggio resta fuori, diventa ostaggio dei
pirati i quali possono sempre affondare tutta la
nave con le persone rifugiate dentro la cittadella.
La realtà ci dice - conclude don Martino - che le
soluzioni militari e tecnologiche non bastano a
risolvere il problema. Per questo la Chiesa rinnova
il proprio appello alla comunità internazionale, ai
governi e agli stessi pirati, per la dignità e la
difesa dei marittimi. I familiari dei marittimi
sequestrati (ormai ammontano a circa 800 unità)
hanno mostrato molta dignità in questo momento di
grande angoscia e sofferenza ed hanno apprezzato la
vicinanza di Papa Ratzinger. Essi hanno anche
ringraziato il corpo delle Capitanerie di Porto che
ha messo a disposizione i propri mezzi per
organizzare l’incontro. Intanto prosegue in Somalia
la missione di Margherita Boniver, incaricata
speciale del Ministero degli Esteri, che sta
tentando tutte le strade che possano portare alla
liberazione dei marittimi sequestrati. Finora i
marittimi italiani prigionieri sono 11: 7 sono
campani; 3 si trovano a bordo della «Savina Caylyn»,
sequestrata l’8 febbraio scorso a 500 miglia a largo
di Mogadiscio; (il comandante Giuseppe Lubrano
Lavadera e il terzo ufficiale di coperta Crescenzo
Guardascione di Procida e l’allievo di coperta
Gianmaria Cesaro di Piano di Sorrento); altri 4 si
trovano a bordo della «Rosalia d’Amato», sequestrati
il 21 aprile scorso: 2 sono di Procida il terzo
ufficiale Gennaro Odoaldo e l’allievo di macchine
Vincenzo Ambrosino e l’ufficiale di coperta Giuseppe
Maresca di Vico Equense. A bordo anche il primo
ufficiale Pasquale Massa nativo di Meta di Sorrento
ma residente in Belgio. il mattino
11-07-2011
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