LA REGIONE SARDEGNA PRONTA
AD ENTRARE SE ABBANDONA LA CIN
La vendita di Tirrenia e il varo della flotta sarda entrano in collisione. L'iniziativa della Regione che vuole far partire i collegamenti con la Penisola ha innescato la reazione degli armatori impegnati nell'acquisto dell'ex compagnia di Stato. L'unica società rimasta in gara, la Cin (Compagnia italiana di navigazione) minaccia di ritirarsi dalla procedura (operazione che costerebbe svariati milioni di euro alla società). REGIONE Pronta la risposta dell'assessore dei Trasporti Christian Solinas: «Quando ci si appella alla liberalizzazione dei mercati per anni, non ci si può poi scandalizzare perché contrastiamo una politica tariffaria che metterebbe in ginocchio un'intera area», ha detto da Roma dove si trovava per assistere alla Conferenza delle Regioni. L'investimento di 380 milioni di euro messo in campo da Cin, inoltre, è poco se confrontato con le potenzialità di Tirrenia che «porta con sé un contributo pubblico di 72 milioni di euro l'anno per 8 anni. Tirrenia ha 700 milioni di euro di naviglio in patrimonio», ha aggiunto. «Nessun imprenditore privato può abbandonare un'ipotesi del genere». E intanto la Conferenza delle Regioni ha approvato la proposta dell'assessore sardo: il presidente Vasco Errani scriverà al Governo per chiedere il pagamento dei crediti vantati dalle compagnie di navigazione (11,5 milioni per la Sardegna). REAZIONI Il ritiro di Cin dalla procedura di vendita ha qualche aspetto positivo. «È un'occasione per la Regione che può mettersi in corsa per acquisire Tirrenia», dice Giovanni Matta della Cisl sarda. «Il diritto alla mobilità dei sardi non può essere addebitato interamente alla collettività regionale». E proprio dell'interesse della Regione nella partita Tirrenia si è discusso ieri a Roma in un nuovo vertice con il Governo e le compagnie, che dovrebbe continuare oggi. Per la Uilt, con la marcia indietro di Cin, «c'è il rischio di un intervento della Ue sul Governo per la privatizzazione», scrive Giulio Verrascina. Il sindacalista auspica che «la Regione riconvochi gli armatori per trovare una via di uscita». Le organizzazioni coordinate in Rete Impresa Italia (ma Confartigianato Sardegna si dissocia), invece, apprendono con stupore le dichiarazioni di Cin e di Vincenzo Onorato «che pongono una minaccia non solo all'amministrazione regionale ma all'intero popolo sardo». Le associazioni difendono l'iniziativa della Regione. «Gli armatori ci hanno privato fino ad oggi di oltre 100 mila arrivi di turisti», si legge in una nota, «ovvero 600 mila presenze in meno nei primi 5 mesi del 2011». Sulla stessa linea la Federazione dei sari residenti in Svizzera che sostiene la flotta sarda «che interromperebbe il vergognoso regime di oligopolio speculativo controllato dalle grandi compagnie»