27-11-2019

Moby, riecco segnali di tregua per disinnescare i guai dei debiti

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Il fronte dei bond offre un armistizio (e soldi) per rimettere in sesto i conti. I danesi disposti a trattare di nuovo dopo che la vendita delle navi è saltata

Mauro Zucchelli27 NOVEMBRE 2019

Nella mappa delle crisi aziendali c’è un caso che è una bomba quasi quanto l’Ilva ma non sta tutti i giorni sotto i riflettori di tg, stampa, parlamentari e ministri: grossomodo la metà per impatto sull’occupazione ma ancor di più in termini di servizi pubblici di collegamento marittimo. Stiamo parlando di Moby, la compagnia di navigazione della famiglia Onorato, il cui gruppo (comprendente anche le flotte di Tirrenia, Spl e Toremar) conta 5.800 addetti. A Livorno lo scossone è ancor più rilevante, visto che è uno dei centri-chiave nella geografia della società: oltre alle navi, ci sono terminal come Ltm (autostrade del mare) e Porto 2000 (porto passeggeri) più agenzie marittime e varie altre società.

La novità sta nel fatto che fa un passo in avanti la procedura per salvare l’azienda grazie alla ristrutturazione del debito, come anticipato dal Tirreno: è stato individuato l’advisor in Pwc e nello studio legale Gianni Origoni Grippo Cappelli & partners, ora resta da capire su quali strumenti giuridici si appoggerà l’operazione sul riassetto dell’indebitamento. Ma soprattutto c’è uno spiraglio per un armistizio nella guerra con fondi e banche.


Il doppio segnale

Dove sono i segnali di tregua? Il primo arriva dagli acquirenti danesi: secondo quanto riferisce l’autorevole Meditelegraph, Dfds ha sì dichiarato rotto il contratto di acquisto delle due navi Moby ma si è detto disposto a non lasciar cadere l’affare (intanto, perché il prezzo era già buono e poi magari spera in condizioni ancor più favorevoli). .....
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