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04-01-2019

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LIVORNO. «Ve lo racconto io cos’è tutto ’sto bailamme nel porto di Livorno. L’Authority, da un lato, chiede a me che ho vinto una gara pubblica sulla privatizzazione della Porto 2000 un impegno da 100 milioni di euro per costruire la nuova stazione passeggeri e, dall’altro, fa costruire a un altro operatore una sua stazioncina sulla sua banchina. Questo significa una cosa sola: se domani arrivasse un’altra compagnia e chiedesse di farsi la sua stazioncina da un’altra parte, e poi un quarto chiedesse di farsi la sua su un’altra banchina…». Vincenzo Onorato ha passato le leve della gestione operativa della compagnia di navigazione alle nuove leve della sua famiglia, i figli Achille e Alessandro, ma si illude chiunque s’immaginasse di vederlo in pensione con la canna da pesca al moletto: resta punto di riferimento del gruppo che porta il nome suo e di suo padre (che figura come icona del suo whatsapp in una foto del ’29). E anzi: «A questo punto posso permettermi di infischiarmene del politicamente corretto…»
Tanti scontri a colpi di carte bollate ma finora in sede civile: il ring era stato spesso il Tar La Procura ora punta i riflettori sulle banchine: i retroscena del caso Sponda Ovest

Lei dice “altro operatore” ma stiamo parlando del suo eterno avversario Grimaldi…
«Esattamente. Ma guardi che non ce l’ho con lui, fa il suo mestiere…».

Con chi ce l’ha?
«Ce l’ho con l’Autorità portuale. Hanno dato a Grimaldi la possibilità di costruirsi una stazioncina marittima là dove non poteva».

Se l’è presa per uno sgarbo in favore del suo rivale.
«Sgarbo? Io userei una parola più pesante: il-le-ga-le, punto e basta. Non lo potevano fare e qualcuno gliel’ha fatto fare: altro che sgarbo…».

C’è anche in porto – e non parlo né del suo avversario Grimaldi né dell’Authority – chi sostiene che in realtà l’ultima riforma abbia reso possibile qualcosa del genere.
«Chiunque gliel’abbia detto le ha raccontato una balla. Non si può fare. È’ un pericolosissimo precedente che dice una cosa chiara: a Livorno ogni operatore può arrivare e chiedere di costruirsi una propria stazioncina marittima. E io allora perché dovrei impegnarmi con un piano di investimenti da quasi 100 milioni di euro, se domattina chiunque si affaccia può svuotarmi il terminal facendosene uno suo e lasciandomi con il cerino in mano. Ma chi accetterebbe condizioni del genere?».

In realtà, la gara per la privatizzazione c’è già stata e, sia pure con l’incredibile ritardo di 15 mesi fra l’aggiudicazione provvisoria e quella definitiva, adesso tocca a lei in tandem con Msc formalizzare la firma e costruire la nuova stazione traghetti e crociere.
«Solo che nel frattempo l’Authority che è l’azionista principale della Porto 2000 ha cambiato le carte in tavola e fatto nascere altrove un secondo terminal. Ma potrebbe farne nascere un terzo o un quarto».

Con quali conseguenze?
«Chi deve accollarsi un piano da 100 milioni è costretto a fare i conti con il rischio concreto di ritrovarsi un terminal svuotato. Ma è un boomerang anche per il porto di Livorno nel suo complesso: anziché una bella stazione marittima, ecco una sfilza di mini-stazioncine da quattro soldi. Ma la cosa curiosa è che con il via libera a Grimaldi nell’area sulla Sponda Ovest della Darsena Toscana l’Authority riesce perfino a creare un danno a sé stessa in qualità di principale azionista della Porto 2000. Un bel pasticciaccio, no?».

In una intervista al Tirreno a metà novembre, era già andato all’attacco di Palazzo Rosciano…
«Ne ho chiesto il commissariamento, e torno a chiederlo oggi. Ma c’è di più…”.

Cioè?
«Ben venga ogni indagine della magistratura per chiarire come mai i vertici dell’Authority hanno deciso di intraprendere una strada che non è solo, lo ripeto, illegale: è anche in contrasto con i loro interessi come soci controllanti della Porto 2000 in fase di privatizzazione. Non le sembra una cosa singolare?».

È singolare anche che la privatizzazione della Porto 2000 sia rimasta lì per strada: aggiudicata, eppure non si muove foglia. E nemmeno mattone…
«Ma nessun imprenditore si avventurerebbe a rischiare 100 milioni di euro per un bene che rischia di essere svuotato da chi te l’ha venduto, che è poi anche il soggetto regolatore di quel mondo. Hanno in mano una società e mentre la vendono la danneggiano. Ma lo sa che, in tanti anni sul fronte del porto, una porcheria del genere l’ho vista solo a Livorno? Eppure Livorno la considero casa mia: di me, del mio management, del mio gruppo. Mi hanno fatto un torto e me l’hanno fatto in casa mia. Come dite voi livornesi per esprimere quel mix di sconcerto, incazzatura, sgomento, amarezza: boia dé…”.

La cosa buffa è che all’origine dell’attenzione della magistratura per quel pugno di ettari sulla Sponda Ovest c’è un esposto di Ltm, ma risalente a prima ancora che voi la acquisiste da Renzo Conti…
«Gli esposti credo siano più di uno, e mi fermo qui. Ma aggiungo che lì, su quella banchina alla radice della Darsena Toscana, c’è anche rischio per i passeggeri: se qualcuno si fa male, di chi è la responsabilità?».

In risposta alla sua durissima intervista al Tirreno di novembre, il presidente dell’Authority rispose con una offerta di dialogo: vi incontrerete?
«Ma non ci penso nemmeno. Dialogo di fronte a un provvedimento così palesemente illegale? Figuriamoci: mica voglio essere corresponsabile. Nessuna disponibilità a incontri su questi temi, Porto 2000 inclusa, se resta l’illegalità. Niente compromessi su un assetto illegale».

Ma bisognerà pur arrivare a ripartire per evitare che il porto di Livorno resti un mucchio di cocci rotti. Il sindaco di Livorno è preoccupato per il timore che se ne vada Grimaldi, uno dei principali clienti del porto labronico.
«Il sindaco può stare tranquillo: Grimaldi non se ne andrà, Livorno è uno snodo centrale nella geografia dei suoi traffici. E’ un bluff, loro fanno così: basta saperlo ed evitare di cascarci dentro».

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