Vincenzo Fausto Pagnotta Coordinatore nazionale Fit-Cisl Trasporto marittimo "Vogliamo governare i cambiamenti"
Ecco a che punto siamo su formazione e contratto collettivo nazionale
Un famoso economista austriaco, Peter Drucker, affermava che «la cosa piu’ importante nella comunicazione è ascoltare ciò che non viene detto». Si tratta di un obiettivo molto arduo in un ambito come quello marittimo, nel quale spesso i temi fondamentali diventano solo argomenti di carattere mediatico. Sempre più di frequente i dibattiti e le polemiche “urlate”, portate avanti da protagonisti improvvisati, rischiano, infatti, di strumentalizzare le questioni marittime senza offrire soluzioni reali. La possibile alternativa dovrà perciò essere una nuova via per affrontare le sfide di questo mondo, nella fase attuale, che “trasbordi” le problematiche aperte oltre quello che conosciamo e, soprattutto, oltre le opinioni, soprattutto quelle sbagliate. Questo è il tema centrale dell’incontro dell’ area contrattuale marittimi nazionali tenutasi a Roma lo scorso 8 febbraio alla presenza del Segretario nazionale Monica Mascia e di tutti i componenti regionali/territoriali.
Per questo come Fit-Cisl, continueremo a farci promotori di una linea che veda come unica via quella dell’approfondimento scrupoloso delle problematiche del comparto, in modo da dirigere i confronti con le associazioni datoriali e con le istituzioni, in maniera propositiva, con soluzioni ottimali per garantire, per quanto possibile, ogni eventuale miglioramento delle condizioni di impiego dei lavoratori che rappresentiamo. È quindi importante ribadire che in un mondo, quello dello shipping, in piena evoluzione, con strategie che vanno ben oltre i confini dei modesti dibattiti di oggi, riconoscere la straordinarietà delle sfide da affrontare e acquisire la piena consapevolezza di essere in un momento molto delicato rappresenta un ottimo punto di partenza. Per questo riteniamo utile fare alcune considerazioni. Partiamo dal fatto che ci siamo dati l’obiettivo di ascoltare la gente e di dare voce a tutti i lavoratori marittimi, spesso, purtroppo, disillusi o “illusi” che devono poter riconoscere così una strada credibile e riconoscibile. Non si può fare una riflessione sulla carenza di occupazione marittima italiana sulle nostre navi, se prima non si chiariscono alcuni nodi strutturali. Il settore marittimo è storicamente il più globalizzato e il mondo dello shipping è in continuo cambiamento.
L’automazione e l’innovazione continua obbligano a nuove sfide in termini di organizzazione del lavoro e di professionalizzazione. Noi marittimi siamo pronti e preparati per le qualifiche del futuro? Questa è una domanda che sempre più spesso si pone. Intanto dobbiamo analizzare il tema della formazione, che da noi è completamente scollegata dalla richiesta del mercato marittimo nazionale e mondiale. L’iter formativo che un giovane intraprende per arrivare a diventare un lavoratore marittimo deve essere coerente con ciò che il mercato richiede, in termini sia di qualifiche sia di certificazioni/abilitazioni. Il tutto viene poi aggravato dal fatto che i programmi delle scuole non sempre sono allineati con le richieste formative internazionali, e che i costi necessari agli aggiornamenti e allineamenti del patrimonio professionale di un marittimo sono anche a carico degli stessi lavoratori.
Dovremo allora puntare ad avere un quadro certo dei fabbisogni di formazione del singolo lavoratore. Abbiamo il sistema di gestione dell’incontro tra domanda ed offerta di lavoro marittimo che non funziona! Il settore fatica, anzi è diventato quasi impossibile, tenere il conto delle proprie matricole. Per questo, come più volte ci siamo espressi, dobbiamo spingere, nelle sedi opportune per un nuovo collocamento centralizzato e informatizzato, andando a superare il sistema delle chiamate presso le capitanerie e impegnando quest’ultime a tenere aggiornati i documenti che certificano chi è a bordo delle navi e chi fa che cosa.
In questo contesto mondiale e globalizzato molto nebuloso, dobbiamo sempre tenere presente l’elemento della concorrenzialità. Con grande professionalità e anche grazie al Registro Internazionale riusciamo a essere ancora tra le prime quattro flotte dei grandi Paesi riuniti nel G20, con posizioni di leadership o di assoluto rilievo nei settori più sofisticati, quali unità Ro-Ro, navi da crociera, navi per prodotti chimici e petroliferi. Chiudiamo questa riflessione con un passaggio sulla trattativa sindacale che si sta svolgendo oramai da mesi per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro delle attività marittime. Siamo alla ricerca di un accordo equilibrato, in un settore come il nostro, caratterizzato da una forte volatilità del mercato. Nel contesto attuale, dobbiamo saper sottolineare l’esigenza della richiesta della stabilità del lavoro.
Obiettivo e interesse di tutte le parti è riuscire ad arrivare finalmente a un ccnl unico del trasporto marittimo (naviganti e amministrativi), che permetta un’armonizzazione la quale eviti qualsiasi disparità di trattamento tra le aziende stesse. Abbiamo iniziato un percorso di prospettiva portando avanti la stabilizzazione del lavoratore marittimo, cercando di rafforzare un qualcosa di già esistente a garanzia e tutela del turno particolare, andando a ridurre contestualmente la forte precarietà che si vive in questo settore. Insieme alle altre due organizzazioni sindacali confederali continueremo a fare pressioni sui Ministeri e su tutti gli enti preposti per rimettere al centro del dibattito politico/istituzionale i temi del mare e del suo rilancio. A tutt’oggi abbiamo ancora aperti i tavoli di confronto presso il Ministero dei Trasporti su questioni importanti quali lavori usuranti, formazione, lavori gravosi e amianto. Come Fit-Cisl siamo pronti ad affrontare i nuovi processi di cambiamento, ma responsabilmente vogliamo guidarli e governarli. Davanti al cambiamento tutti si chiedono perché, mentre noi ci domandiamo: perché no?
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