Parola "wipla" Per cortesia non facciamo confusione
di M. Collaro
In riferimento all’ultimo incontro del 28/05/2019 avvenuto presso il Ministero della Sanità tra il Direttore Generale e il comitato degli assistiti, dove si è discusso anche della sospensione dell’erogazione della protesi fissa in wipla, al fine di fare un po’ di chiarezza sull’uso corretto e appropriato della parola wipla, in quanto sia nei comunicati delle parti sociali, che nella circolare del Ministero della Sanità, la wipla viene intesa, come materiale ormai obsoleto.
Volevo ribadire che, i primi scheletrati furono le placche stampate Wipla dalla “officina di fusione dentale“ della famiglia tedesca Krupp, realizzata con una lega cromo/nichel biocompatibile; sistema che non ebbe sviluppo per i suoi costi.
Quindi come si evince dai fatti su esposti, la wipla non è da considerarsi un materiale, ma una marca o un “brand” di scheletrati realizzati con materiali “cromo/nichel”, che tra l’altro, erano anche i più costosi.
Il DM 22 Febbraio 1984 all’art.3 comma 7 lettera a, testualmente recita :
Sono erogate in forma diretta e a totale carico del Ministero, presso le strutture delle unità sanitarie locali o con queste convenzionate ovvero presso le strutture e liberi professionisti convenzionati con il Ministero della sanità, le cure conservative costituite da otturazioni in cemento, porcellana, metallo - argento compreso - e chirurgiche nonché le protesi fisse in wipla o mobili in resina occorrenti per il ripristino integrale della funzione. Ogni maggiore spesa per l'impiego di materiali più pregiati sarà a carico dell'assistito.
Orbene, da circa 3 anni ad oggi, a seguito di una circolare emessa da un funzionario del Ministero, l’erogazione della protesi fissa in wipla e' ancora sospesa, in quanto ritenuta obsoleta ai fini della riabilitazione funzionale dell'apparato stomatognatico, “sostituendola” con la protesi mobile e/o rimovibili in resina, pur sapendo che la protesi fissa stampata wipla, non ha mai trovato applicazione e che nel corso degli anni pregressi ai marittimi è stata sempre riconosciuta in sostituzione, la protesi fissa costituita da altro materiale.
Tutto questo oltre a causare grandissimo disagio ai marittimi, che, in caso di necessità, devono sostenere i costi a spese proprie, si configura a mio avviso, come una violazione del codice deontologico medico, che deve sempre mettere al centro, il benessere fisico e psichico della persona, prima di ogni interesse economico e l'impiantare una protesi mobile, ben sapendo che può facilmente allentarsi, in marittimi impiegati in traversate oceaniche, non si configura sicuramente come una pratica di buona condotta medica.
In definitiva non riesco neanche a capire come in Italia una circolare del ministero, possa sospendere o annullare quanto prevede un Decreto Ministeriale.
Nell’augurarmi di essere stato comprensibile nei fatti su esposti e che il tutto venga risolto entro breve tempo, porgo a tutti colleghi marittimi, i miei più sinceri saluti.
C.L.C Mario Collaro
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