09-05-2020

COVID-19, Il dramma dei lavoratori del mare: per loro nessun ammortizzatore sociale

Se in questi ultimi giorni l’emergenza sanitaria sembra rallentare, quella economica invece si fa di ora in ora più allarmante. Una crisi che attraversa nel profondo le tante categorie colpite dalle restrizioni imposte dal governo Conte per contenere il contagio da Covid-19. Categorie fondamentali per l’economia e l’anima stessa dell’Italia come quella dei marittimi, molti dei quali alle dipendenze di società di navigazione da anni con contratti a termine e senza nemmeno il miraggio di una stabilizzazione.

Una situazione se possibile ancor più compromessa dalla riduzione dei trasporti marittimi, una delle più drastiche conseguenze delle restrizioni governative introdotte per contenere il diffondersi della pandemia del Covid -19. Ferma restando la necessità d’interventi per limitare la diffusione del virus, resta il fatto che i lavoratori del mare non possono beneficiare di alcun ammortizzatore sociale, cassa integrazione o altri strumenti di legge previsti a protezione di altre categorie minacciate dalla drammatica crisi economica in corso, tra tutti quelli introdotti nel decreto Salva Italia.

A tale proposito occorre constatare infatti come la gran parte degli interventi assunti dall’esecutivo in questi due mesi di emergenzasia costituita da misure transitorie e di certo non risolutive: una serie di provvedimenti fortemente connotati dal carattere di urgenza non può di certo essere la panacea di una sfilza interminabile di mali, transitori o endemici che siano, ragion per cui è facile comprendere quanto occorra con urgenza lavorare e integrare gli attuali strumenti normativi con interventi a salvaguardia della categoria dei marittimi. Una categoria, quella dei marittimi, che porta sulle proprie spalle in toto il destino di quel trasporto via mare che serve il 90 per cento del commercio mondiale: un dato, questo, che da solo spiega l’importanza strategica di chi permette lo sviluppo vitale dell’industria e più in generale dell’economia.

Se le navi dovessero fermarsi sarebbe un problema enorme per tutto il mondo ed in particolare per il nostro Paese» ha dichiarato di recente il presidente della Confederazione degli armatori Mario Mattioli, che ha sottolineato come l’Italia sia «un paese caratterizzato da un’economia di trasformazione, dove le materie prime arrivano per lo più da altri continenti, per essere processate in semilavorati e prodotti finiti e quindi destinate ad altri mercati in Europa e nel mondo».

«Nonostante la flessione registrata in totale» afferma il presidente di Confitarma «nei porti italiani le linee di navigazione internazionali e di cabotaggio hanno movimentato oltre 480 milioni di tonnellate complessive ed è per questo che noi armatori, di fronte alla grave emergenza del Coronavirus ci stiamo battendo affinché le nostre navi continuino a trasportare le merci necessarie per la vita quotidiana di tutti».

Le difficoltà operative che affliggono al momento i trasporti marittimi sono numerose e di grande complessità. Sin dalle prime avvisaglie della pandemia gli armatori italiani si sono attivati per continuare a garantire l’operatività delle navi e la regolarità dei traffici e soprattutto, per tutelare gli equipaggi a bordo delle navi mettendosi a disposizione delle autorità nazionali e locali per contribuire alla soluzione di una crisi sanitaria di portata globale. Riconosciuto il ruolo fondamentale che i marittimi stanno svolgendo nelle catene di approvvigionamento bisogna che i governi si adoperino per trovare soluzioni immediate per consentire i cambi di equipaggio per chi ha trascorso già molti mesi in mare e necessita di essere rimpatriato e sostituito.

Nicola Silenti

(ilsarrabus.news)

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