01/10/2020
DAL SETTIMANALE DI DECIO LUCANO "LA BATTAGLIA DELLE NAVI DA CROCIERA PER SUPERARE LA DEPRESSIONE PANDEMICA"
Nel corso degli ultimi giorni Carnival Cruise Line ha iniziato a inviare via
mail lettere di licenziamento, o di mancato rinnovo d’imbarco, a circa 7mila
marittimi, alcuni dei quali sono italiani secondo quanto appreso da SHIPPING
ITALY.
I dettagli di queste comunicazioni sono stati rivelati da un articolo di
Cruise Law News nel quale si legge che almeno otto comandanti, cinque
ufficiali di coperta, cinque guest service manager, sei chef e sei hotel
director risultano fra il personale lasciato a casa. Molti di questi
lavoratori erano o in ferie o in attesa di poter riprendere a lavorare non
appena la Cdc statunitense (Centers for Disease Control and Prevention) avrà
dato il suo via libera alla ripartenza. Cancellati in un colpo solo (temporaneamente
si spera) 120 posti di lavoro a bordo delle navi di Carnival.
Molti di loro si sono rivolti a un legale perché lamentano il fatto di
essere stati lasciati in stand-by per 6 mesi nella speranza di poter tornare
nuovamente a imbarcare mentre ora hanno ricevuto la doccia fredda del
licenziamento. Uno di loro a Cruise Law News ha detto: “Perché non me
l’hanno notificato ad aprile così avrei già cercato nel frattempo un altro
impiego?”.
Questa tornata di ‘benservito’ equivale a circa il 20% dei 33.000 marittimi
occupati a bordo delle navi Carnival Cruise Line la cui flotta si sta
riducendo di almeno quattro unità per effetto della scelta di dismettere il
naviglio più datato (nello specifico si tratta delle unità Carnival Fantasy,
Carnival Inspiration, Carnival Imagination e Carnival Fascination).
La riduzione del personale impiegato a bordo è la ovvia conseguenza del
blocco delle crociere causato dal Covid-19 che sta costando a Carnival 770
milioni di dollari nel solo terzo trimestre dell’anno in corso. Sempre
secondo quanto reso noto dal gruppo crocieristico americano alla Borsa,
attualmente in cassa ci sono risorse finanziarie per 8,2 miliardi di dollari,
una parte dei quali serviranno per rimborsare i passeggeri che avevano
prenotato una vacanza a bordo ma non hanno potuto usufruirne (il 45% di loro
si è accontentato di un voucher mentre il 55% ha chiesto il rimborso del
biglietto). Al 31 maggio scorso gli incassi relativi ai biglietti già pagati
da parte di crocieristi che poi sono rimasti a terra valevano 2,9 miliardi
di dollari.
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