23/09/2020
Covid e marittimi, situazione difficile per chi è imbarcato così come per chi cerca imbarco
E’ di questi giorni la querelle ancora in atto tra Italia e Cina per il
mancato sbarco di un equipaggio italiano che tiene in ansia le famiglie dei
marittimi. In sintesi, una nave, la “MBA
Giovanni”
battente bandiera italiana dell’armatore Michele
Bottiglieri,
è ferma da tre mesi nel porto di Huanghuan,
Cina,
sulla costa nord-orientale, per motivi che cercheremo di sintetizzarvi e che
appaiono per certi aspetti simili a quelli che stanno incontrando altri
equipaggi italiani bloccati in altri porti esteri. L’equipaggio della “MBA
Giovanni”
è composto da sei
italiani e 13 filippini.
La nave aveva imbarcato carbone in Australia nel porto di Gladstone
il 13 giugno,
e dal
29 giugno è in attesa di un ormeggio per
entrare nell’approdo cinese. Questo perché nel frattempo tra Australia e
Cina si è accesa una diatriba politica che ha comportato una rivalsa
economica da parte cinese, tant’è che quest’ultima non permette più
l’importazione di carbone dall’Australia, inoltre per l’emergenza sanitaria
sempre la Cina non ha permesso di sostituire l’equipaggio. Il comandante
della nave, Giuseppe
Pugliese,
originario di Monte di Procida, ha dichiarato al Mattino,
ediz. del 23 settembre 2020, articolo a firma di Patrizia Capuano,
che a bordo ci sono marittimi che contano 14
mesi d’imbarco, altri 12 e lui stesso 11. Nonostante
l’impegno costante dell’armatore italiano la situazione non si sblocca, e si
attende un intervento della Farnesina.
L’episodio della “MBA
Giovanni” però
è solo la punta dell’iceberg di una situazione drammatica che dall’inizio
della pandemia vivono molti marittimi italiani, infatti, sono più di duemila
quelli bloccati nei porti di tutto il mondo per problematiche legate
soprattutto alle restrizioni anti covid che talvolta cambiano a seconda
della nazione dove la nave fa scalo. Anche per venire incontro a queste
problematiche, le maggiori organizzazioni sindacali, tenendo conto che un
contratto d’imbarco di un marittimo italiano prevede una durata massima di
sei mesi, ne hanno concordata un’altra di massimo di undici mesi. Nel
contempo Confitarma ha
costituito un gruppo di lavoro in costante contatto con Farnesina,
Ministero degli Interni, Ministero dei Trasporti e i vertici delle autorità
marittime proprio
perché occorre un lavoro coordinato e di sinergia tra le istituzioni
competenti per intervenire e sbloccare vari problemi che possono sorgere a
seconda dei paesi ai quali la nave mercantile chiede l’ormeggio. Infine ma
non meno drammatica è la disoccupazione che incalza nell’intero comparto,
sempre a causa della pandemia, infatti, il traffico marittimo ha registrato
un netto calo, e molto numerosa oramai è la fila dei naviganti in cerca
d’imbarco. Ancora una volta armatori, sigle sindacali e governo sono tenuti
a prendere in esame varie soluzioni. Un passo avanti, come sottolineato da Assarmatori,
era stato fatto con il “Decreto Agosto” che era venuto in soccorso del
cluster marittimo dopo che si era tenuto conto solo
del dramma del trasporto aereo e ferroviario,
ora è alla disoccupazione dei lavoratori marittimi che si deve guardare come
alla salute di chi rimane a bordo in situazioni come quella della “MBA
Giovanni”. A
tal proposito c’è da segnalare come la BIMCO (Baltic and International
Maritime Caouncil) abbia istituito una pagina informativa e di primo
soccorso per gli equipaggi bloccati a bordo delle loro navi – Covid-19
Seafarers’ Mental Health, wellnessatsea.org/covid-19/ ; help@seafarerhelp.org
per supporto ai marittimi in difficoltà.
a cura di Luigi De Rosa
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