22/09/2020
TRASPORTI, Quale futuro avrà la continuità territoriale? L’analisi del Ministero dei Trasporti
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha dichiarato di aver istituito l’istruttoria “per accertare le condizioni necessarie ad assicurare il servizio di continuità territoriale” circa il trasporto marittimo passeggeri e merci con Sicilia, Sardegna e isole Tremiti. Tale azione è anche volta a definire le eventuali misure da avviare. Il Mit ha reso pubblica la relazione sulla verifica di mercato e i relativi quesiti che erano stati proposti.
Nella relazione si trovano riflessioni che offrono indicazioni su come potrà svilupparsi, nei prossimi mesi, la questione dei contributi statali finalizzati alla continuità territoriale marittima. Nella relazione si evidenziano tuttavia lacune dovute all’incompletezza di taluni dati statistici. Nel paragrafo sui mercati dei collegamenti con le grandi isole si rileva anzitutto che trasporto aereo e marittimo non sono in concorrenza diretta. Il settore dei trasporti marittimi non ha da temere la concorrenza aerea, che peraltro pratica prezzi molto più elevati. Si tratta dunque di due mercati distinti fondati su tipi di domanda differenti.
In merito alla Sardegna la relazione rileva che il trasporto passeggeri è più consistente nelle tratte che collegano il Nord dell’isola con il centro-centro nord della penisola (69,72%); seguono le linee nord isola-nord penisola (23,45%). Sono invece marginali i collegamenti con la Sardegna meridionale, con servizi forniti ad oggi solo in obbligo di servizio pubblico. Sono prevalenti nel trasporto merci le linee fra Nord della Sardegna e centro dell’Italia continentale (Livorno, Piombino e Civitavecchia). Anche in tale caso è marginale il trasporto sud isola-sud penisola, coperto solo da tratte in convenzione.
In quanto alla Sicilia, a differenza della Sardegna, non si è potuto reperire dati sui porti di origine/destinazione dei flussi di traffico. Nella relazione si legge inoltre che “sommando l’offerta prestata in libero mercato con quella in obbligo di servizio pubblico le esigenze di servizio pubblico” sono “quantitativamente soddisfatte” per i collegamenti fra e per Sardegna e Sicilia.
Tra le rotte destinate a perdere i contributi pubblici sembra esservi la Napoli-Palermo.Nel documento del Mit è scritto poi che, se fosse confermata l’insussistenza di linee sostituibili, sarà essenziale mantenere la Ravenna-Brindisi-Catania, (che per mole di merce ammonta a circa 843 mila metri lineari di veicoli commerciali nell’ultimo quadriennio). Nonostante la domanda di merci sia meno soggetta a fluttuazioni rispetto a quella dei passeggeri, il rischio è che in determinati periodi possa esservi una scarsità di offerta tale da determinare forti criticità. Nel prossimo bando per l’assegnazione dei contributi pubblici alla continuità territoriale marittima le modalità saranno probabilmente diverse rispetto ai 72 milioni di euro garantiti negli ultimi otto anni alla sola Tirrenia CIN per l’esercizio in convenzione.
Nel citato documento si osserva inoltre che se i dati sul mercato indicheranno un interesse delle imprese di navigazione a coprire per intero il servizio in assenza di compensazione, le autorità non interverranno, fatto salvo il punto 7 sulla disponibilità delle autorità a valutare il ricorso a “sussidi alla domanda” per la continuità marittima (come da modello spagnolo invocato dal Gruppo Grimaldi e da altri). In altre parole, i sussidi pubblici andrebbero ai viaggiatori e agli altri utenti del trasporto marittimo.
Secondo le analisi del questionario proposto sia ad associazioni di consumatori sia di trasportatori “per tutte le linee il 33,9% (pari a 19 risposte) delle risposte” sono “a favore del libero mercato, il 37,5% (21 risposte)” è “parzialmente favorevole” al libero mercato (il che, in una indagine equilibrata e ben formulata, dovrebbe equivalere a dire che è parzialmente sfavorevole, ma ciò non viene rilevato, N.d.A.) e “il restante 28,6%” è contrario. La linea su cui più si propende per il sovvenzionamento del servizio pubblico è la Genova-Porto Torres. Le linee in cui si è più propensi al libero mercato sono la Civitavecchia-Arbatax-Cagliari e la Civitavecchia-Olbia. I favorevoli al libero mercato suggeriscono però cautela per non creare svantaggi all’utenza in caso di linee non profittevoli.
Per ciò che concerne i tipi di modifiche da apportare, le associazioni di consumatori citano per lo più variazioni nei porti, con la messa a disposizione di spazi più ampi e appropriati. Le associazioni di trasportatori citano un incremento delle corse merci dedicate, specie d’estate. Riguardo alle merci le associazioni di consumatori auspicano porti più vicini al cagliaritano (per la Civitavecchia-Olbia). Sull’ampliamento delle categorie di regime tariffario facilitato, il 65,7% è favorevole. Le associazioni di consumatori ritengono che i costi non possano essere determinati a priori, ma vadano comunque regolati così da non disincentivare gli spostamenti. Per le associazioni di trasportatori invece le tariffe applicate ai trasportatori non sono appropriate per via delle impennate dei costi portuali. Le associazioni di consumatori suggeriscono tariffe contenute anche ai non residenti per sostenere il turismo.
Il 67,3% delle risposte arrivate dai trasportatori dichiara inappropriato il parco navi, con imbarcazioni ormai usurate e inappropriate sotto il profilo della capacità.Rimangono da esplorare e analizzare le incognite sull’impatto della crisi da COVID del 2020 su tutto il settore e sulla continuità territoriale.Si ritiene comunque che la Regione Sardegna debba vigilare sulla corretta e puntuale attuazione del contratto di servizio pubblico procedendo a controlli trimestrali ,in particolare sull’impiego di navi adatte, riferendo sui risultati dell’attività svolta.
Nicola Silenti
(ilsarrabus.news)
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