13-11-2020

Periodi di navigazione prolungati causa Covid 19: prevale l’emergenza sanitaria o gli interessi economici?

Paolo Fantappie' Segretario Nazionale Uiltrasporti

Da quando si è manifestato il problema del Covid 19, intorno ai primi di marzo 2020 e fno ai giorni nostri, il settore marittimo ha registrato flessioni nelle proprie attività veramente preoccupanti, in particolare nel comparto del trasporto passeggeri. Anche il settore del trasporto delle merci ha avuto una flessione importante e nella fattispecie abbiamo registrato delle difcoltà nei trafci internazionali, assistendo, in questo caso, all’impossibilità di avvicendare gli equipaggi per l’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia. In primis questa situazione di impossibilità a far sbarcare ed imbarcare personale marittimo si è concentrata, a partire dai mesi di marzo, aprile e maggio 2020 nei porti europei oltre a quelli extra UE; da giugno, il fenomeno è rimasto su alcuni porti nei paesi dell’estremo oriente ed in altri sparsi per il mondo. La Uiltrasporti, insieme alle altre organizzazioni sindacali si è immediatamente attivata per coinvolgere il Ministero dei Trasporti ed il Ministero degli Esteri in modo da trovare soluzioni diplomatiche. Nonostante il grande impegno profuso, ad oggi, arrivano solo lettere dai relativi Dicasteri tese ad evidenziare l’impegno nella gestione del caso ma nel frattempo il problema permane. Se dal lato politico assistiamo alla solita pantomima con le rituali frasi di circostanza ma senza di fatto nessun atto concreto come per esempio l’organizzazione di voli di Stato per recuperare i marittimi sbarcati e contestualmente portare i marittimi da imbarcare ecc. ecc, dall’altro la rappresentanza armatoriale scarica tutte le inefficienze ed i vari costi che si dovrebbe accollare sui poveri marittimi. Pertanto osserviamo l’inefficienza della macchina istituzionale a creare le condizioni per risolvere il problema e dall’altro un impresa armatoriale che utilizza i propri equipaggi oltre i limiti consentiti dal CCNL con casi di marittimi che navigano da oltre 10 mesi ininterrottamente. Una situazione pericolosa sia per la salute degli stessi marittimi sia per la sicurezza della navigazione. Il sindacato è stato messo di fronte ad un bivio: prendere atto che gli imbarchi dovranno essere prolungati o al contrario, se ciò non dovesse avvenire, mettere nelle condizioni di fermare le navi con le relative conseguenze occupazionali? E’ vero che stiamo parlando di una situazione del tutto eccezionale che mai nessuno si era immaginato potesse succedere ma è anche vero che in sei mesi dall’inizio della pandemia non si sono trovate altre soluzioni se non quella di oltrepassare i limiti di imbarco previsti dal contratto di arruolamento e dallo stesso CCNL. Ora e’ opportuno che gli armatori agiscano di conseguenza: più volte abbiamo giustamente sentito difendere i loro equipaggi ma solo a parole. Ora servono i fatti. Devono investire e spendere, prevedendo gli avvicendamenti in porti dove ciò può avvenire anche se questo vuol dire cambiare la rotta aumentando i relativi costi. Non si può più derogare al periodo di imbarco previsto ma al contrario si deve programmare lo sbarco in quei porti dove ciò può avvenire. Inoltre per quei marittimi che oggi stanno navigando oltre i limiti consentiti dal contratto, si dovrà prevedere un riconoscimento economico importante. Insomma è giunto il momento che gli armatori facciano la loro parte. I marittimi la loro parte l’hanno fatta e gli armatori? Attendiamo da quest’ultimi atti concreti e non parole di solidarietà. Vinca il Rispetto del Contratto di lavoro, del diritto alla salute e della sicurezza sul lavoro; tutto ciò prevalga sull’interesse economico una buona volta! ◆

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