23-02-2020
La gente di mare “invisibile”e la disoccupazione
Tobia Costagliola Dalla rivista di Decio Lucano
Troppo spesso nel seguire le cronache, giorno per giorno, non pensiamo più a tutto ciò che è già accaduto o a ciò che è stato detto e annunziato o scritto, ma che, comunque, ha attirato, nel bene e nel male, la nostra attenzione (Sorpresa, interesse, indignazione, ammirazione, speranze, aspettative, ecc.). Siamo sempre presi ed impegnati nel presente e non tutti pensiamo al futuro perché il futuro potrebbe spaventarci. E allora? Credo che potrebbe essere sorprendente, ogni tanto, andare indietro nel tempo, anche per brevi periodi, per verificare l’evoluzione, il seguito di “racconti” tanto enfatizzati e diffusi ma comunque dimenticati, nonostante l’interesse e talvolta, lo scalpore suscitato tra la “gente”. Ma di che cosa parliamo? Esaminiamo qualche esempio raccolto nel campo che ci è più congeniale : “la gente di mare”.
Abbiamo assistito, negli anni scorsi, alla eclatante iniziativa della Moby-Tirrenia, che con cadenza giornaliera e settimanale divulgava, tramite ogni mezzo, un originale messaggio promozionale incentrato sullo slogan “naviga italiano” a cui si aggiungeva la raccomandazione “Scegli solo chi naviga italiano”. In concomitanza con questa campagna mediatica si sviluppò una feroce polemica con il Gruppo Grimaldi che, nel frattempo, stava pesantemente erodendo il monopolio del Gruppo Moby sul traffico per la Sardegna.
Come si ricorderà, la polemica verteva soprattutto sull’accusa mossa da Onorato a Grimaldi che, come altri armatori italiani, impiegava personale straniero e quindi a basso costo, sulle navi italiane. Tutto ciò veniva enfatizzato da Onorato come evidenza di una scorretta concorrenza mentre, col suo “gruppo”, si ergeva a ”paladino dei marittimi italiani” vantandosi della sua libera scelta di impiegare soltanto personale italiano.
Qual è la verità tra tanto clamore mediatico?
DLNews si è già interessata, periodicamente, a questa vicenda, facendo una approfondita ed obiettiva analisi di una “debacle” che ha certamente contribuito a confondere la pubblica opinione gettando più ombre che luci su tutto l’Armamento italiano. Pubblica opinione confusa non solo dalla inspiegabile ma esaltante campagna mediatica ma, anche dalla Stampa nazionale e specializzata che dava ampia risonanza agli “attacchi” di Onorato e alle reazioni di Grimaldi caratterizzate dai bassi toni senza mai raggiungere i livelli dell’aggressivo Onorato, Una Stampa che, in questa vicenda, si è limitata alla pura cronaca, anche se con toni enfatici, senza peraltro sbilanciarsi a favore dell’uno o dell’altro contendente e sempre attenta a non arrecare loro nessun dispiacere. La Stampa specializzata avrebbe avuto tutte le competenze e le informazioni necessarie a fare un po’ di chiarezza e spiegare al pubblico, con una attenta ed obiettiva analisi, la “verità dei fatti” già abbastanza chiara agli addetti ai lavori. Certa stampa che in tante occasioni aveva dimostrato di essere ben addentro al “problema” si è ben guardata, se ben ricordo, dall’informare i lettori che la nazionalità dei marittimi imbarcati sulle navi adibite al “cabotaggio insulare” deve essere, per legge, obbligatoriamente “italiana”. La campagna promozionale, così come impostata, sarebbe stata subito “sbugiardata”: lo slogan “naviga italiano” sarebbe divenuto l’evidenza di un obbligo di legge e non di un volontario atto liberale nei confronti dell’occupazione dei marittimi italiani. Tuttavia la campagna mediatica subì una battuta d’arresto quando, esagerando con gli slogan che cominciavano ad evidenziare discriminazioni nella scelta del personale, cominciò ad essere bocciata da una vasta schiera della pubblica opinione e di potenziali passeggeri. Si scatenò una tremenda diatriba sul Web e Onorato fu costretto a correre ai ripari cancellando i riferimenti discriminatori ( in termini bonari : difesa del “made in Italy”). Ma non finisce qui. Nell’interminabile e fantasioso fuoco di fila quasi giornaliero, Onorato prese di mira anche quella che Lui definiva una vecchia legge del ‘98 che, tuttora, consente agli armatori italiani, insieme ad altri privilegi, una congrua defiscalizzazione dei profitti e la possibilità di imbarcare marittimi extracomunitari a stipendi di fame (“più di una manciata di dollari al mese”). Il risultato? “ 50.000 marittimi italiani disoccupati, a casa a fare la fame, e gli extracomunitari a fare la fame direttamente a bordo”. Diverse bordate sono state dirette contro i sindacati (complicità a 190 dollari per ogni marittimo extracomunitario). Ma non fu risparmiato neanche “ lo Stato italiano che si è fatto complice degli armatori per lo sfruttamento degli extracomunitari ”.
L’effetto degli “attacchi” di Onorato fu talmente dirompente e coinvolgente da indurre l’Associazione Movimento Spontaneo Marittimi per il Futuro, di Torre del Greco, a rivolgere un appello all’allora ministro degli Interni Matteo Salvini , in concomitanza con la famosa vicenda della “Mare Ionio” della Ong Mediterranea Saving Humans. L’appello , tra l’altro, diceva : “Carissimo ministro Salvini, diversamente da quanto le viene detto da noti armatori associati in Confitarma, abbiamo decine di migliaia di nostri connazionali disponibili ad imbarcare e, come anche il suo collega di governo On. Luigi Di Maio conosce bene, basterebbe dare applicazione ad una legge, denominata Cociancich, dello scorso governo per poter dare una risposta occupazionale a 50.000 nostri marittimi “. Qualche giornale aveva così sintetizzato :“Caro ministro, ora che sono finalmente sbarcati i 49 “clandestini” è tempo che imbarchiate subito i 50.000 marittimi italiani”(!).
Da allora i “50.000” sono entrati nella “leggenda”. Qualcuno parla e scrive di una “carica dei 50.000”, qualche altro, sul versante politico, pur di destare clamore fa eco con “ centinaia di migliaia di marittimi disoccupati”.
Ma come è andata a finire ? E quale è la verità? Dove sono questi “50.000”?
A parte Confitarma e Grimaldi che hanno puntualmente replicato a tutte le accuse, credo che nessuna testata giornalistica si sia preso la briga di tirare le somme di tutta la lunga vicenda, quantomeno per rimuovere dubbi e sconcerto o cercato, per dovere di cronaca, di dare una risposta agli inevitabili interrogativi. D’altronde, non è mica obbligatorio!....
Nell’arco temporale di circa tre anni, ricco di confusione, polemiche e dibattiti mediatici talvolta anche grotteschi o divertenti, con profusione di numeri rimasti “campati in aria”, va registrata anche la citata legge Cociancich. A proposito. Dov’è? È entrata mai n vigore? Che cosa è?
Si tratta di una serie di emendamenti al regime del Registro Internazionale e della Tonnage Tax inclusi nella legge 122 del 7.7.2016 (Legge europea 2015-2016) entrata in vigore il 23.7.016 (ndr). Tuttavia questa legge è considerata dormiente perché è subordinata all’approvazione della Comunità Europea che, ancora oggi, non si è pronunciata. Non si tratta di dimenticanza. Credo che la CE abbia ben valutato l’impatto negativo che la legge avrebbe per l’armamento italiano. Se i cosiddetti “ritocchi Cociancich” dovessero “passare” a Bruxelles, l’armamento italiano subirebbe una “emorragia” di tonnellaggio superiore all’incremento registrato dal ’98 ad oggi e, certamente, senza nessuna positiva conseguenza per l’occupazione dei marittimi italiani. Non so quanto ancora potrebbe durare il silenzio della CE ed è auspicabile che, prima o poi, la “questione “ dell’affrettata legge Cociancich debba essere rivista, sia in sede nazionale che europea, onde evitare seri danni all’armamento, pur correggendo le sperequazioni tra le marine degli stati membri e tutelando, soprattutto, l’occupazione che viene sbandierata come uno spettro mai ben definito ed individuato. Ma era ed è proprio necessario modificare il regime del Registro Internazionale e della Tonnage tax? Avevo già espresso questa mia personale perplessità, parafrasando anche una voce diffusa secondo la quale “ noi italiani siamo capaci di rovinare tutto ciò che va bene”.
La conta dei marittimi
Una analisi accurata del CNEL e INPS, eseguita per la prima volta nel settore marittimo, fornisce dati nazionali che, inequivocabilmente, confermano che la Legge n. 30 del 1998 ha prodotto benefici anche all’occupazione dei marittimi. A seguito della citata analisi, il 2 agosto del 2019, la Confitarma diffuse il seguente comunicato:
Nell’ambito di un lungo lavoro di aggiornamento degli archivi dei contratti collettivi nazionali di lavoro, volto principalmente a contrastare il fenomeno dei “contratti pirata”, CNEL e INPS hanno recentemente pubblicato uno studio nel quale sono stati resi noti i dati del personale assicurato alla previdenza obbligatoria presso l’INPS, suddivisi per settori produttivi.
Tale studio, per la prima volta nella storia del settore marittimo, fornisce dati nazionali che inequivocabilmente confermano che la Legge n. 30 del 1998 è una “success story” anche sotto il profilo occupazionale.
Infatti, è finalmente disponibile il numero ufficiale dei lavoratori italiani e comunitari a cui si applica il CCNL Confitarma (32.893 unità) e di quelli a cui si applica il CCNL Fedarlinea (3.090), per un totale di 35.983 unità. Di questi, 8.117 sono personale di terra, quindi il numero di posti di lavoro a bordo coperti da personale italiano/comunitario risulta pari a 27.866 che, in virtù delle rotazioni necessarie a garantire i riposi a terra, danno lavoro a circa 38.000 marittimi.
Dopo anni in cui diversi soggetti si sono esercitati a stimare il numero dei marittimi italiani e comunitari impiegati a bordo delle navi di bandiera italiana, abbiamo finalmente la conferma, oltre che della sostanziale correttezza delle stime elaborate da Confitarma, dell’infondatezza delle critiche mosse alla Legge n. 30 del 1998.
Non ci stancheremo mai di ricordare come l’istituzione del Registro Internazionale abbia rappresentato un punto di svolta qualificante della politica marittima italiana, secondo le linee-guida europee tuttora efficaci e lungimiranti, che hanno consentito all’Unione europea di essere oggi il primo vettore del mondo.
Voi pensate che qualche organo di stampa abbia fatto qualche commento o si sia chiesto quale sia la ripartizione tra marittimi italiani e marittimi comunitari ?
In realtà non interessa a nessuno (!). Già è tanto che si sia accertato il numero totale (a metà 2019) ma, come la mettiamo con i marittimi disoccupati ? Indubbiamente il numero 50.000 è stato subito appetibile per tutti i partiti politici ancor più stimolati dalla possibilità che potessero addirittura diventare 100.000.
E già in questa prima tornata elettorale regionale da Meloni a Salvini, da Rixi a Di Maio, Renzi , ecc. tutti hanno manifestato segni di interesse verso i marittimi disoccupati, il Registro Internazionale, la Tonnage tax (ma cosa è? Forse una delle tremende tasse da eliminare?...).Credo che ben pochi voti siano partiti dai “bacini” dell’Emilia Romagna e della Calabria. Bisognerà attendere le prossime regionali? Chissà ? E’ probabile che, impegnati nella caccia ai voti di questo appetibile numero di marittimi disoccupati, i candidati, a caccia di voti, possano finalmente individuarne il numero oggi non ben definito.
Una cosa è certa: da quando Onorato è in tutt’altre faccende affaccendato per salvare l’occupazione del “suo personale” sembra che questi disoccupati siano scomparsi o, magari, non si siano fatti più sentire. Ma voi li avete mai veramente visti o sentiti ?
Potremmo riparlarne tra un anno per fare un punto della situazione. La Stampa, nel frattempo, come di consueto, provvederà ad informarci su come vanno le cose…sempre che non sia distratta da altri argomenti più “appetibili” o da Onorato che, nel frattempo, auspichiamo abbia risolto i suoi problemi.
Ma un’ultima cosa sulla legge Cociancich la devo raccontare se Decio me lo permette.
Il velocissimo iter della legge, nel lontano 2016, colse alla sprovvista gli armatori italiani mentre Onorato esultava. Strane voci circolarono sulla stampa : “il testo della legge era stato interamente preparato e confezionato da un noto studio legale e ispirato da un noto armatore”. Circolò anche un fantasioso aneddoto su un incontro avvenuto nel “Transatlantico”. Il parlamentare Cociancich, fino ad allora poco conosciuto, dovette subire la reazione di colleghi anche di altri partiti vicini agli armatori che protestavano e chiedevano spiegazioni. La leggenda “creata” vuole che il parlamentare, imbarazzato e infastidito, replicasse : “ma cosa volete da me ? si tratta di una materia di cui non conosco assolutamente nulla…Mi hanno dato il testo e mi hanno detto di presentarlo..Rivolgetevi a….” leggenda o verità fu comunque …divertente ed emblematico…se vero.
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