Vincenzo Onorato risponde la giornale Corriere della Sera

05-02-2020

Vincenzo Onorato risponde al giornale Corriere della Sera

Egregio Direttore del Corriere della Sera,

è mio dovere fare alcune precisazioni in merito all'articolo comparso sulla pagina web del Suo giornale.

Sino al 10 settembre dell'anno scorso, tranne che su un sito di secondo piano, evidentemente sponsorizzato da chi ha interesse a creare un danno commerciale alla MOBY, la mia compagnia stava performando il piano industriale voluto e approvato dal security agent delle banche, UNICREDIT, senza alcun problema.

Il 10 settembre alcuni bondholders, che hanno acquistato il bond molto dopo la sua emissione e ad un prezzo depresso, hanno presentato un'istanza di fallimento prospettico alla scadenza del suddetto bond, nel 2023, paventando una difficoltà di rimborso a quell'epoca.

L'istanza è stata respinta dal Tribunale di Milano per la sua evidente strumentalità e inconsistenza. Tutto ciò ha tuttavia innescato una reazione a catena in cui si identificano precise responsabilità.

Secondo il nostro piano industriale, voluto e approvato dal security agent UniCredit, entro il 31 ottobre 2019 avremmo dovuto vendere due navi e rimborsare anticipatamente le banche finanziatrici in pool che sarebbero rimaste esposte per soli 34 milioni di euro sui finanziamenti navali.
In ottemperanza a questo piano abbiamo provveduto a negoziare la vendita di due navi il cui ricavato, 75 milioni di euro, sarebbe andato, per ben 66 milioni di euro, a rimborso anticipato delle banche.

La consegna delle navi era prevista entro il 31 ottobre dell'anno scorso. Abbiamo notificato l'operazione al security agent UniCredit il 20 settembre 2019 chiedendo il rilascio delle ipoteche a fronte dell'incasso della somma, UniCredit non ha mai risposto alla nostra richiesta di rilascio delle ipoteche lasciando scadere i termini contrattuali della consegna delle navi. Condotta censurabile anche perché se UniCredit avesse risposto ufficialmente con un rifiuto, sarebbe andata contro l’obbligo di vendita delle navi da essa stessa voluto e presente nel piano industriale da lei approvato.
Per non perdere questa vendita ed ottemperare al nostro piano industriale è stato anche proposto,d'accordo con i bondholders, di “parcheggiare” la somma in un escrow account che avrebbe tutelato UniCredit da azioni promosse dai bondholders.

Di nuovo nessuna risposta in proposito, il che è equivalso ad un inspiegabile rifiuto. Il noleggio delle due navi attraverso la società Fratelli Onorato, noleggio che tra l'altro ha prodotto valore in MOBY in termini di risultato, aveva come ratio evitare di portare altro debito in MOBY finché non fosse stato effettuato un deleverage finanziario importante, ciò che stavamo per fare.

Per inciso, abbiamo già notificato alle banche la nostra pronta disponibilità a reinserire queste unità nel perimetro MOBY.
È bene ricordare che facciamo gli armatori dal lontano 1880 e siamo alla quinta generazione.
La realtà oggi di Onorato Armatori conta circa 60 navi con 5.800 dipendenti tutti italiani, rappresentiamo la prima infrastruttura del paese nei trasporti marittimi per le isole e trasportiamo circa 7 milioni di passeggeri l'anno e 600’000 camion, alleviando così il già congestionato sistema autostradale italiano.

Da circa 5 anni mi batto personalmente, anche attraverso inserzioni a pagamento su tutta la stampa nazionale, per la sopravvivenza occupazionale in un settore che sembra non interessare a nessuno politico. Nel mio sud ci sono circa 50.000 marittimi a casa disoccupati, sostituiti a bordo di navi battenti bandiera italiana da marittimi extracomunitari imbarcati a stipendi da fame.
Sono stato strumentalmente tacciato di essere razzista semplicemente perché mi batto per una parità salariale fra extracomunitari imbarcati e italiani, semmai ciò avvenisse molti di quei 50.000 italiani a casa disoccupati sarebbero preferiti per le loro indiscutibili capacità professionali a degli extracomunitari imbarcati semplicemente per abbassare drasticamente il costo del lavoro a bordo.
Finanzio da anni con le mie risorse personali una scuola di vela per i giovani dei quartieri disagiati di Napoli e della Campania per avvicinarli al mare e se questi ultimi non troveranno lavoro sulle nostre navi andranno ad alimentare ancor di più la drammatica piaga della disoccupazione del mezzogiorno.

Sono stato anche tacciato di aver finanziato Matteo Renzi e Casaleggio Associati ed altri movimenti politici per interessi personali. I miei sforzi erano e sono finalizzati esclusivamente a promuovere una legge che metta fine a questa indegna speculazione degli armatori italiani che sulle navi del nostro paese preferiscono gli extracomunitari perché li pagano una miseria rispetto ai nostri connazionali.
Ad oggi il solo politico che si è esposto con una legge finalizzata a sanare questa vergogna è stato il senatore Roberto Cocianchich.
L'emendamento conclusivo e strutturale della sua legge è stato ritirato dall'allora ministro dei trasporti. Questo è un paese delle lobby!
Sono stato anche accusato di aver finanziato la Casaleggio e associati ma nessuno ha approfondito che da anni lavorano, e sono i mietitori del settore, alla mia pagina pubblica su Facebook dove combatto per la tutela dell'occupazione dei marittimi.

Il gruppo che fa capo ad Onorato Armatori, malgrado quest'attacco che è stato estremamente costoso per noi, chiuderà i risultati di gruppo del 2019 in utile, con risultati migliorativi del doppio rispetto all'anno precedente.
Ricordo infine che gli asset di Onorato Armatori, a mia stima, superano il valore di 1 Mld e 200 mil di euro.

Quello che abbiamo e stiamo subendo é un attacco “chimico”, strumentale, che porterebbe ad alcuni finanziatori, che hanno investito qualche decina di milioni di euro, una resa 10 volte superiore al capitale investito e ai nostri competitor commerciali un mercato da spartire. È un tentativo, non banale, di uccidere un’azienda sana, non moribonda come si vuol far credere.

La famiglia Onorato è impegnata giorno e notte a combattere questa battaglia, soprattutto perché mentre fondi speculativi e purtroppo anche una banca importante come UniCredit hanno ad occhio solo gli asset, il nostro asset di famiglia sono i 5.800 marittimi che credono in noi.
Gentile Direttore, le cose, come può vedere, sono un po’ più complesse e meriterebbero un accorto approfondimento.

Con i miei più cordiali saluti

Vincenzo Onorato

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