CRONOSTORIA DELL'AFFONDAMENTO CONCLUSIONI FOTO LA STAMPA COME VIENE RICORDATO
CONCLUSIONI
La Commissione ministeriale d’inchiesta sul naufragio della Marina di Equa, composta da quindici membri – tra cui il Presidente (Consiglio di Stato) due ammiragli, un Capitano di Vascello (CP), sei ingegneri, tre Capitani Superiori di Lungo Corso, due avvocati – insediatosi il 12 Gennaio 1982, ha tenuto complessivamente 19 sedute plenarie e l’ultima – conclusiva – il 31 Gennaio 1983, ascoltato 25 testimonianze dirette o per rogatoria ed aver acquisito agli atti centinaia di documenti e decine di perizie tecniche ed aver effettuato tre visite di accertamento all’estero e dopo aver espresso alcune raccomandazioni per il miglioramento generale delle strutture e dotazioni delle navi esprimeva – tra l’altro – la richiesta di un maggior dimensionamento dei pannelli dei boccaporti (colonna battente attuale da 7 metri a 11 metri ) dotazioni anche sulle navi da carico di tute protettive galleggianti e protettive della temperatura del mare da 2° a 30° ed all’unanimità così si esprimeva: “ che il naufragio della MARINA D' EQUA e la conseguente perdita dell’equipaggio e del carico verificatosi il 29 Dicembre 1981 siano da attribuirsi alle circostanze eccezionali sopradescritte e che, pertanto, il sinistro sia avvenuto esclusivamente per caso fortuito, senza dolo o colpa da parte di chicchessia.” A noi non resta altro che esprimere – a distanza di 28 anni - il rinnovato e più vivo cordoglio ai famigliari delle 30 vittime e notiamo comunque che una serie di circostanze particolarmente negative quali l’eccezionale cattivo tempo – la distanza dalla costa – l’impossibilità di usare i messi di salvataggio e, soprattutto la giovanissima età della maggior parte dell’equipaggio, rendono ancora drammaticamente collettivo il dolore per una tragedia che ha visto coinvolto tanti individui di questa costiera. A loro và il nostro pensiero e la preghiera: riposino in pace!Fortunato IMPERATO Un Documento ECCEZIONALE Un altro documento eccezionale. Il "diario di bordo" del cacciatorpediniere spagnolo "Langàra" della Marina Militare Spagnola accorsa sul luogo del naufragio. Si ringrazia Josè Ignacio Andrès, all'epoca marinaio di stanza della suddetta unità. Grazie alla sua tenacia è stato possibile la pubblicazione di questo importante documento che testimonia il ritrovamento di una lancia di salvataggio appartenuta al Marina D'Aequa. A tutti i familiari dei marinai deceduti il 29 dicembre 1981 nel naufragio della nave mercantile Marina D’Aequa. Il mio nome è José Ignacio Andrès, nativo dell'Asturia (Nord Spagna) Attualmente abito a Valencia, nel sud-est della penisola spagnola. Da 25 anni conservo nella mia memoria tutti i particolari vissuti nel luogo della tragedia. Nella vita ogni persona vive momenti che non si dimenticano mai. Nel mio caso e nel vostro anche, il naufragio del marina d’Aequa rimarrà nella nostra memoria per sempre, come se fosse successo appena ieri. Molte volte in questi 25 anni parlando con mia moglie, amici e conoscenti, raccontavo di quel tragico 29 Dicembre dove un gruppo di marinai,a me sconosciuti , naufragarono a circa 200 miglia a nord-est della Estaca di Bares nell’area del Golfo di Guascogna (Vizcaya) Oggi, paradossalmente, navigando per Internet ho potuto conoscere alcune informazioni che mi hanno impressionato e anche riempito di emozione. Sono rimasto colpito nel vedere le fotografie di alcune delle vittime. Specialmente quella di Michele Pepe di soli 17 anni. I Giornali di quel periodo come “Paese Sera” o “Il Mattino” mostrano scene di alcuni familiari completamente distrutti dal dolore. Emozionato anche nel vedere fotografie della nave che non abbiamo potuto salvare, dopo tutti questi anni, scopro che le vittime sono di origine della Penisola Sorrentina, nel Sud Est dell' Italia. In quel periodo io avevo 20 anni e facevo il militare nella 11ª squadra della marina militare spagnola ( La Coruña). Il 20 dicembre 1981 ( proprio lo stesso giorno della tragedia) mi sono imbarcato come radarista sul cacciatorpediniere " Destructor Lángara" (D64). Ricordo perfettamente che quel giorno la pioggia era molto forte nel porto del ferrol.Verso le sei e mezzo del pomeriggio mi trovavo con un gruppo di marinai nella sala da pranzo della nave. Improvvisamente con il viso teso e nervoso, arrivò nella stanza l’ufficiale di guardia dicendo testualmente : "abbiamo ricevuto un S.O.S a 200 miglia a nord-est di Estaca di Bares (nell’area del Golfo di Guascogna) uscite immediatamente dalla sala da pranzo ! Dobbiamo soccorrerli! " . Dagli altoparlanti della nave annunciarono la notizia a tutti i marinai. Ci aveva colto di sorpresa,.la maggior parte dell'equipaggio si trovava fuori per licenza, classico del periodo natalizio, così che si sono aggiunti a bordo marinai di navi militari limitrofe. Nel frattempo noi eravamo impegnati nel riscaldare le macchine per partire al soccorso, ricordo che sono arrivati diversi camion con del cibo e coperte. Non sapevamo niente di più. Appena fu possibile nel buio totale siamo partiti. Mai avevo navigato con una tempesta come quella del 29 dicembre 1981. Il mare era "Arrabbiato nero", Terribile. Nella durata del percorso ci hanno proibito di uscire fuori giacchè le onde erano alte più di 10 metri. Ricordo alcuni compagni che vomitavano per i corridoi e per altre zone. In pessime condizioni. Io sono stato uno di quelli. Con una tempesta cosi grande la velocità della nostra nave non poteva essere superiore, così che per percorrere 200 miglia abbiamo impiegato 2 giorni e mezzo per arrivare nel luogo dove era partito l' S.O:S. In nessun momento abbiamo avuto informazioni tranne che sulla latitudine e sulla longitudine. La paura e l’incertezza di quello che potevamo trovare in quel luogo era molto forte. Quando siamo arrivati al punto indicato non si vedeva nessuna barca , ne scialuppe ne superstiti, allora i nostri superiori ci hanno dato l’ordine di perlustrare in un raggio di 4 miglia ( per coprire la zona a spirale) in cerca di superstiti. Navigavamo molto piano e in silenzio. L’aspetto del mare era di color piombo rivolto. C’era la sensazione che in quel luogo era successo qualcosa di strano. Molte ore dopo abbiamo avvistato un “Chinchorro” (Piccola barca) semi affondata danneggiata a prua e a poppa. Un ufficiale e vari marinai si son avvicinati con una barca zodiac per controllare. Ricordo che gli ufficiali considerarono opportuno non issarlo a bordo ed è così rimasta nel mare per sempre. Alle conclusioni che si erano arrivate in quel momento da parte degli ufficiali era che se una barca si fosse distrutta in quella maniera davanti e anche da dietro c’era stato una spaccatura della nave o una rottura in due. Si continuava a cercare, ricordo il viso dell'equipaggio, degli ufficiali .C’era molta tensione nell’aria e una sensazione di impotenza dovuto a tanta incertezza e alla stanchezza. In misura che i giri intorno al epicentro aumentavano il mare era sempre più agitato e strano. Diverse ore dopo all'orizzonte siamo riusciti a vedere qualcosa di colore rosso che galleggiava sull’acqua. Subito siamo andati a vedere, infatti era una barca zodiac ( come quella che utilizzano per i salvataggi) di colore rosso e giallo. Lunga e particolarmente bella. Non c’era nessuno dentro. Erano incise le lettere “ Marina d'Aequa". Gli ufficiali avevano deciso di portarla su, e durante quei 18 mesi di servizio sul Destructor Lángara è rimasta sempre lì nel Hangar (garage della nave ) del vascello. Molte furono le volte che mi sono seduto sopra di essa ricordando l’incomprensibilità di quella terribile esperienza. Per altri due giorni abbiamo continuato a perlustrare la zona, purtroppo non è stato trovato nessun superstite. Esauriti i tempi del controllo della zona il nostro superiore ci ha ordinato di tornare al porto, nel viaggio di ritorno c’era un silenzio assoluto, nessuno diceva niente, solo abbattimento e sconforto. Una volta in porto fu organizzata una cena per la vigilia dell'epifania svoltasi il 7, 8 gennaio, alcuni giorni dopo. Nella sala da pranzo della nostra nave tutto era spento. Mi venne in mente la reazione di un compagno di Barcellona, nel momento che si iniziava a cenare scoppiò in un attacco di nervi sbattendo una bottiglia di champagne contro il muro davanti all'ufficiale di guardia, gridò singhiozzando “ siamo dei buoni a nulla” per l'impotenza per non aver trovato superstiti. L’Ufficiale in un gesto di comprensione non disse nulla. Alcuni compagni lo portarono via e il resto di noi ci ritirammo uno dietro l’altro alle nostre cabine, senza apparecchiare ne parlare tra di noi. Una settimana dopo il nostro comandante riunì tutto l'equipaggio informandoci dei fatti. La versione con la quale ho convissuto questi 25 anni fino ad oggi. Questo fu più o meno quel che ha detto: “ a quanto pare si trattava di una nave mercantile italiana dal nome Marina di Aequa all'S.O.S rispose una nave mercantile inglese che navigava per la zona. Era di notte. Il naufragio è stato prodotto per un scorrimento del carico costituito da laminati di acciaio spaccando la struttura della nave, dando via libera all’ingresso d’acqua. Il personale dell' equipaggio della nave inglese non ha potuto fare niente. tutto si è verificato velocemente. Il -Marina- si spaccò in due e affondò. Sono morte 30 persone” Nota: il Destructor Lángara era una barca molto vecchia .Fu ritirata della navigazione nel 1992. Sconosciuta è per me l'ubicazione attuale della barca zodiac del Marina d'Aequa. Forse si potrebbe recuperare, non si sa mai. Se cosi fosse, sarebbe molto emozionante che potesse tornare a Sorrento. Bisognerebbe parlare con le autorità della marina militare spagnola; sicuro ci sono delle persone che saranno in grado di informare circa l’ubicazione di questa scialuppa che per tanto tempo si è trovata nel Hangar del destructor Lángara. Qualcuno deve saperlo. Lo spero...almeno. In bocca al lupo. Da qui, mi unisco a tutti i familiari di quei coraggiosi marinai nel dolore e nel ricordo di questo 25° anniversario e per sempre José Ignacio Andrès
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