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 MARITTIMI

 

NUOVA TIRRENIA, STANGATA SULLE MERCI

 

Chi pensava che a pagare il conto della precarietà nei collegamenti marittimi da e per la Sardegna fossero i residenti nell'Isola e i turisti, spesso strangolati da tariffe che negli ultimi anni sono via via aumentate esponenzialmente, dovrà ricredersi. Perché, ad esempio, con l'avvento della nuova Tirrenia targata Compagnia italiana di navigazione (nata dalla privatizzazione della vecchia Tirrenia, dalla quale ha ereditato un contributo legato agli oneri di servizio di 72 milioni all'anno, per complessivi 96 mesi) a trovarsi con le pive nel sacco potrebbero essere anche le aziende sarde che si occupano di autotrasporto. LA NOVITÀ L'allarme è scattato con una lettera inviata dalla nuova Tirrenia lo scorso 6 agosto: «Il 20 luglio la nostra società ha acquisito il ramo d'azienda preposto all'erogazione dei servizi di collegamento marittimo - scrive la nuova Cin, in una missiva partita dalla sua sede di Genova - pertanto da tale data gli accordi commerciali in essere sono decaduti». Un colpo che potrebbe rivelarsi fatale, soprattutto per le aziende che più di altre basano il proprio business sui collegamenti-merci da e per la Sardegna. Il successivo paragrafo sembra però aprire uno spiraglio: «La società ha deciso di prorogare fino al 30 settembre le tariffe e le facilitazioni che Tirrenia vi riservava, concedendo altresì la dilazione di pagamento a 30 giorni data fattura fine mese. Entro il 30 settembre verrete contattati per la proposta di un nuovo accordo commerciale, nuove condizioni contrattuali e per concordare l'importo della fideiussione bancaria necessaria per l'ottenimento della dilazione di pagamento». IL PROBLEMA Nessun problema, quindi, in virtù della proroga e della “concessione” di una dilazione di pagamento? Non proprio. Tra i contrattisti di Tirrenia, infatti, ci sono aziende sarde che nel corso dell'ultimo trentennio, in virtù dell'assiduità e del volume d'affari, hanno strappato condizioni molto più favorevoli di quelle proposte ora da Cin: c'era, ad esempio, chi aveva spuntato sconti e chi dilazioni fino a 120 giorni rispetto alla data della fattura. Un'eternità, se riferiti ai 30 ora previsti: «Questo è un danno incalcolabile per le società di trasporto sardo - dice un imprenditore isolano che chiede di restare anonimo, temendo non meglio definite «ritorsioni» - al danno della revoca degli sconti, con un conseguente aumento delle tariffe, si somma la beffa delle condizioni di pagamento, che impedirà alle aziende, già strangolate dalle difficoltà nell'accesso al credito, di poter proseguire nella loro attività». NUOVE TARIFFE Timore confermato da un secondo imprenditore, che conferma di aver a sua volta ricevuto la lettera di Cin e di aver già chiesto, informalmente, di conoscere le nuove condizioni: «Fin qui abbiamo goduto di dilazioni di pagamento che arrivavano a 120 giorni data fattura - confida - potevamo contare anche su un premio di produzione semestrale del 10 per cento, sul fatturato, che ci permetteva di avere un rimborso a semi-rimorchio imbarcato di circa 80 euro. Se questa agevolazione la si moltiplica per circa 3 mila semi-rimorchi al mese, si capisce di quale portata sia il danno economico che aziende come la nostra rischiano». Le nuove condizioni dovrebbero prevedere anche l'annullamento dello sconto del 20 per cento, fin qui in vigore, sui carichi costituiti da alcune merci definite nel gergo del trasporto marittimo come “povere”. Si tratta di pedane e bottiglie vuote, o di altri prodotti a basso valore aggiunto come, ad esempio, le lettiere per animali domestici: «Tutto questo mi pare assolutamente intollerabile - conclude l'imprenditore - soprattutto se si pensa al fatto che la privatizzazione, pur in presenza di sostanziosi contributi pubblici, sembra penalizzare sempre di più i sardi e l'economia regionale». Anthony Muroni

 

 

UNIONE SARDA


   

         

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