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TORRE DEL GRECO NAVI FERME A SINGAPORE SONO DELLA RIZZO-BOTTIGLIERI-DE CARLINI

Genova - Ci sono due navi italiane ferme a Singapore: sono la Adele Marina Rizzo, dal sette agosto, e la Cavaliere Grazia Bottiglieri, in rada dal giorno dopo Ferragosto. Le ha stoppate a scopo cautelativo la Corte di Singapore, a tutela dei creditori che lamentano di non essere pagati dall’armatore la “Rizzo-Bottiglieri-De Carlini Armatori Spa” (Rbd). Per la società di Torre del Greco, una delle più blasonate dello shipping partenopeo, è una brutta notizia. Sembrano lontani gli anni del clamore e degli applausi per gli investimenti miliardari, fatti quando il mercato dei noli marittimi sembrava non dover smettere più di crescere. Da un po’ di mesi intorno alla società c’è una spessa coltre di timori e diffidenza per la tenuta dei conti e la notizia della doppia detenzione a Singapore, pubblicata ieri dal sito web specializzato Fairplay.co.uk, rende il clima ancora più pesante.Ieri l’amministratore delegato della società, Giuseppe Mauro Rizzo, già numero uno del gruppo giovani di Confitarma, risultava irraggiungibile al telefono per spiegare i motivi del dissidio con i creditori che hanno ottenuto il sequestro. Il sequestro in sé non è un fenomeno raro nel mondo dello shipping, ma tra gli operatori preoccupa soprattutto il fatto che una nave sia ferma da ben due settimane: solitamente, a fronte di una garanzia bancaria, la nave viene liberata in attesa di giudizio. Questo passaggio, nel caso della Rbd armatori, sembra non esserci ancora stato ma è anche vero che in questo momento l’armatore è impegnato con le banche creditrici nella ristrutturazione del debito che potrebbe risolvere gli attuali problemi. L’ipotesi più ottimistica, quindi, sarebbe quella di un problema di tempistiche che potrebbe trovare soluzione a breve. Ma tutto è legato appunto alle trattative con le banche.La Rbd armatori è una delle società vittime della sbornia da boom speculativo: tra il 2008 e il 2009 il mercato dei noli marittimi, soprattutto nei carichi secchi, ha raggiunto picchi impensati e in quegli anni diverse società hanno avviato ambiziosi programmi di acquisto di nuove navi confidando in un trend di crescita continuo. Non è andata così: una bulker panamax che veniva noleggiata nel 2008 a 43.300 dollari, nel 2009 non si riusciva a piazzare a più di 15.000 dollari. Ventimila nel 2010, 11.300 nel 2011. E il 2012 non è molto più facile. Rbd, che nel 2008 aveva avviato un programma di acquisto per venti navi costruite in Cina del valore di un miliardo e mezzo di dollari, si è trovata con navi in flotta per cui non era e non è in grado di ottenere noli profittevoli rispetto ai piani elaborati nel momento di boom del mercato, e questo causa una veloce erosione delle riserve mentre pesano anche gli oneri finanziari per gli investimenti fatti. In breve, la compagnia ha accumulato una esposizione bancaria che a fine 2012 il quotidiano Mf ha valutato raggiungerà i 680 milioni di euro, stima confermata da analisti del settore che preferiscono rimanere anonimi. Sempre secondo stime di analisti, il 2011 si è chiuso con un rosso intorno ai 70 milioni di euro e una perdita di diverse decine di milioni di euro dovrebbe verificarsi anche nel 2012. Da mesi, intanto, vanno avanti con gli istituti creditori, in prima fila Monte dei Paschi di Siena, Unicredit e Ge Capital-Interbanca, i confronti per una ridefinizione del debito.Una delle ipotesi sarebbe quella di allungare i tempi di rientro, ma si è valutata anche la strada di un parziale alleggerimento della flotta. L’ostacolo principale è però il fatto che è impossibile piazzare le navi alle quotazioni a cui sono state comprate e, sempre secondo le stime di alcuni analisti, la vendita dell’intera flotta non coprirebbe comunque l’intera esposizione bancaria. Lo spauracchio che tutti vogliono evitare è il passaggio attraverso un concordato preventivo. Rbd è sicuramente tra le società più in difficoltà sul fronte del rientro dai debiti, ma non l’unica. Colpiti dalla crisi, gli armatori italiani hanno accumulato negli ultimi anni un’esposizione nei confronti degli istituti bancari di dieci miliardi di dollari, di cui sei e mezzo riguardano Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mps. I dati sono dalla stessa Confitarma, l’associazione degli armatori privati. Sono numeri da allarme rosso: dopo Rbd e il caso - tutt’altro differente, ma comunque significativo, del fallimento di Deiulemar - non è improbabile che nei prossimi mesi si verifichino altre situazioni di difficoltà.Samuele Cafasso http://shippingonline.ilsecoloxix.it
 

 


   

         

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