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INVIATA DAL DR. GIANFRANCO ANTONI DEL GABINETTO DEL PRESIDENTE
BURLANDO IN MERITO ALLA PETIZIONE "NON VOGLIAMO ESSERE INVISIBILI"
MARITTIMI
IL BIDONE TIRRENIA
Mancano poche ore
alla rinuncia definitiva, da parte della Sardegna,
ad avere un servizio di trasporto marittimo
efficiente e al servizio dei cittadini. Le
indiscrezioni sul contratto proposto alla Regione
dalla Compagnia italiana di navigazione, la cordata
privata che si accinge ad acquistare Tirrenia, sono
allarmanti.Altro che Flotta sarda: se non ci sarà
una sterzata radicale, un sussulto di orgoglio,
forse fin da domani (il governo preme per la firma
entro venerdì) nascerà una “nuova Tirrenia”, più
garantita e monopolista della vecchia. La Cin
(composta dagli armatori Onorato, Grimaldi e Aponte)
deterrà l'85 per cento del capitale, la Regione avrà
il 15 per cento. Una quota che di per sé dà un ruolo
irrilevante. Reso ancora più marginale da una serie
di clausole. In particolare la Regione dovrebbe
impegnarsi, assieme agli armatori privati, a
chiedere che venga aperto un tavolo per migliorare
la convenzione di pubblico servizio tra il ministero
delle Infrastrutture e la nuova società di
navigazione. Questo per garantire una “continuità
territoriale” che – subito dopo essere stata
richiamata – viene smentita dall'altra ben più
rilevante garanzia pretesa dagli armatori: la
reddittività. In parole povere, gli armatori
pretendono che la Regione rinunci, subito dopo la
nascita della nuova società di cui entrerà a far
parte con un ruolo marginale, a chiedere al
ministero l'apertura di una gara internazionale
secondo lo schema europeo e accetti che questa
“nuova Tirrenia” gestisca il servizio secondole
logiche del profitto. Come prima, peggio di prima.
Con alcuni aspetti patetici e imbarazzanti che
rivelano l'esistenza di un progetto di comunicazione
finalizzato a far passare il bidone quasi come una
vittoria indipendentista. La bozza d'accordo prevede
che ogni nave rechi sulla fiancata la scritta
“Sardegna” e che sul fumaiolo ci sia il simbolo dei
Quattro mori. Ma, a proposito della presenza di
personale sardo, si torna all' antico: nessun
impegno preciso, ma vaghissime promesse attorno
all’eventualità, forse, chissà, di assumerne. E, in
più, la rinuncia a qualunque possibilità, se le cose
dovessero andare male, di abbandonare gli armatori
privati e di mettersi in proprio, magari cercando
altri soci. A quanto pare, infatti, alla Sardegna
viene anche imposto di non svolgere per cinque anni
attività di trasporto marittimo su tutte le rotte da
e per la Sardegna. E sono anche previste una serie
di gravi conseguenze in caso di inadempimento.
Diciamo che, alla faccia della propaganda di questi
ultimi mesi, siamo all’affondamento definitivo di
qualunque flotta sarda. In cambio del nome della
regione dipinto sulle navi e dei Quattro mori sul
fumaiolo. Un contratto capestro.
GIOVANNI MARIA BELLU
http://www.sardegna24.net/editoriale/il-bidone-tirrenia-1.5650
22-07-2011
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