Abbiamo
appena
ricevuto
una
chiamata
da bordo
della
Savina
Caylyn,
la
petroliera
italiana
sequestrata
nel mare
della
Somalia,
l’8
febbraio
2011. Ci
hanno
chiamati
direttamente
in
redazione
Antonio
Verrecchia,
direttore
di
macchine,
e
Eugenio
Bon,
primo
ufficiale.
Hanno
fatto
sbarcare
il
comandante
Giuseppe
Lubrano
Lavadera,
il terzo
ufficiale,
Crescenzo
Guardascione,
l’allievo
Gian
Maria
Cesaro,
il primo
ufficiale
di
macchine
indiano
Puranik
Rahul
Arun e
il
secondo
ufficiale
di
macchine
sempre
indiano,
Nair
Hari
Chandrasekharan.
Esclusivo
– Ultima
ora.
Dalla
Savina
Caylyn
oggi è
arrivata
una
telefonata
autorizzata
dai
pirati
somali.
Il
direttore
di
macchine,
Antonio
Verrecchia
ha
voluto
comunicarci
che
purtroppo
la
situazione
è ferma
e che le
condizioni,
con il
passare
dei
giorni,
diventano
sempre
più
insostenibili.
L’appello
diramato
da
Verrecchia
è
rivolto
principalmente
all’Armatore
e al
mondo
politico
italiano,
che sta
trascurando
una
vicenda
così
tragica
e
pericolosa.
“Siamo
ormai in
procinto
di
arrivare
ai nove
mesi di
sequestro
e noi
qui
ormai
siamo in
condizioni
sempre
più
disperate.
La
trattativa
è ferma
e
purtroppo
i pirati
si
aspettavano
una
chiamata
dall’armatore,
che non
è mai
arrivata…
Hanno
fatto
sbarcare
il
comandante
Lubrano
Lavadera,
il terzo
Ufficiale,
Guardascione,
e
l’allievo
di
coperta
Cesaro.
Dovevano
chiamare
per
decidere
bene su
come
procedere
e hanno
per
l’occasione
riportato
a bordo
il
comandante,
ma la
compagnia
tramite
il
mediatore
londinese
non si è
fatta
sentire,
la
promessa
di
chiamare
non è
stata
mantenuta…
Allora
hanno
riportato
a terra
il
comandante
e
sappiamo
bene
come li
trattano
li… Qui
si dorme
per
terra,
il
pavimento
è umido,
per
raggiungere
il bagno
bisogna
andare
fuori,
c’è
un’umidità
pazzesca…
Sono
cose
quelle
che vi
dico che
voi già
sapete,
però
chiedo
al
nostro
Armatore
e alle
autorità
italiane
di fare
davvero
qualcosa…
Sono
nove
mesi che
siamo
qui e
noi
siamo
dei
lavoratori
del mare
innocenti.”
A questo
punto
chiediamo
di poter
parlare
anche
con
Eugenio
Bon, che
il
direttore
di
macchine
ci
conferma
che è li
vicino a
lui e
che in
viva
voce sta
ascoltando
la
chiamata,
sempre
con il
mediatore
dei
pirati
ad
ascoltare
quanto
ci
stiamo
dicendo…
Eugenio
ci
conferma
che
hanno
fatto
sbarcare
il
comandante
Lubrano
Lavadera,
il terzo
ufficiale
di
coperta
Guardascione
e
l'allievo
Cesaro;
inoltre
anche il
primo
ufficiale
di
macchine,
Puranik
Rahul
Arun e
il
secondo
ufficiale
di
macchine,
Nair
Hari
Chandrasekharan
entrambi
di
nazionalità
indiana.
“Si li
hanno
fatti
sbarcare
e io so
quanto è
dura la
detenzione
a terra,
dove ti
tengono
mani e
piedi
legati,
i pirati
ci
dicono
che
stanno
bene, ma
le
condizioni
sono
estreme...
Li hanno
portati
a terra
come
deterrente
contro
eventuali
blitz,
li
tengono
come
scudi
umani
per
paura di
un
attacco.
Vorrei
solo
dire a
chi di
dovere
che si
sbrigassero
a
portarci
in
salvo.
La
chiamata
dalla
società
non è
arrivata,
ci
avevano
dato
garanzia,
questi
che
tengono
i nostri
compagni
a terra,
che
avrebbero
riportato
a bordo
almeno
il
comandante…
Ma
adesso
che la
telefonata
non è
arrivata,
hanno
deciso
di
chiamare
voi per
richiedere
nuovamente
l’attenzione
sul caso
della
nostra
nave.
La
compagnia
voleva
parlare
con il
comandante,
sapendo
che lo
avevano
fatto
sbarcare,
e
volevano
sincerarsi
delle
sue
condizioni,
ma
siccome
non
hanno
chiamato,
il
comandante
è stato
riportato
a
terra.”
Dunque a
circa
venti
giorni
dalla
richiesta
del
silenzio
stampa
avanzata
dai
familiari,
sono gli
stessi
ostaggi
a
chiedere
che sul
caso si
riaccendano
i
riflettori
e non
hanno
tutti i
torti,
visto la
lentezza
biblica
con il
quale
gli
attori
di
questa
incresciosa
vicenda
si
stanno
muovendo…
Nove
mesi di
prigionia,
di
stenti,
di
sofferenze
inaudite,
per
l’invidiabile
record
che la
società
armatrice,
la
Fratelli
D’Amato,
sta
facendo
battere
ai suoi
marittimi
a bordo
della
Savina
Caylyn:
la prima
nave
battente
bandiera
Europea
ad
essere
sequestrata
per così
lungo
tempo e
per non
sentirsi
da meno,
il
nipote,
Angelo
D’Amato,
sta
cercando
con la
Rosalia
D’Amato,
altra
nave
battente
il
tricolore,
di
assicurarsi
il
secondo
posto in
questa
deplorevole
classifica:
son
infatti
oltre 6
mesi che
la
motonave
italiana,
di
proprietà
dell’armatore
Perseveranza
Spa di
Navigazione
cui fa
capo
Angelo
D’Amato,
è
sequestrata
in
Somalia,
con
conclamati
casi di
Tbc a
bordo.
Spegnere
i
riflettori
ancora
una
volta
non è
servito
ad altro
che a
prendere
tempo…
Ora il
tempo è
davvero
scaduto.
Nella
speranza
che
tutti
tornino
integri
da
questo
viaggio
allucinante
tra le
mani dei
pirati.