Tutti
appesi
all’Europa.
Sindacati,
lavoratori
– e le
stesse
aziende
coinvolte
–
attendono
con
ansia il
pronunciamento
dell’Antitrust
a
Bruxelles
sull’acquisto
di
Tirrenia
da parte
del
consorzio
Cin, la
Compagnia
italiana
navigazione,
cordata
formata
da
Marinvest,
Grimaldi
Group e
il
gruppo
Moby che
ha
investito
nell’operazione
380
milioni
di euro.
L’intervento
si rende
necessario
perché
la
capitalizzazione
del
gruppo
supera i
cinque
miliardi
di euro.
Come è
noto, il
giudizio
dei
sindacati
sull’esito
della
gara –
che pone
fine a
due anni
di caos,
con una
prima
gara
andata a
vuoto
per la
pessima
gestione
del
governo
– è
positivo.
“La Cin
è una
cordata
composta
da tre
grandi
società
armatoriali
che
hanno
competenze
forti e
interessi
reali
nel
settore
– dice
Massimo
Ercolani,
responsabile
comparto
marittimo
della
Filt
Cgil – .
Non si
tratta
di
speculatori,
ma di
manager
di
grande
esperienza”.
Insomma:
l’auspicio
è che
entro
settembre
possa
arrivare
un
pronunciamento
positivo
sull’operazione.
“Se così
non
fosse –
continua
il
sindacalista
–, la
situazione
si
farebbe
davvero
critica.
Con
il
grande
pasticcio
della
gestione
governativa
di
questa
fase,
anche la
seconda
gara ha
rischiato
di
fallire:
alla
fine
l’unico
soggetto
disponibile
si è
rivelato
la Cin.
Nell’ipotesi
che
l’operazione
non vada
in porto
lo
scenario
sarebbe
dei
peggiori.
Non
essendoci
altri
acquirenti,
il
rischio
reale
sarebbe
uno
spezzettamento
totale
di
Tirrenia:
vale a
dire la
vendita
linea
per
linea e
nave per
nave.
Uno
scenario
che noi
contrasteremmo
con
tutte le
nostre
forze e
che
tuttavia
potrebbe
far gola
a
qualcuno,
soprattutto
per le
rotte
economicamente
più
appetibili”.
Parallelamente
a tutto
ciò,
dovrà
ora
aprirsi
la
trattativa
sindacale
sugli
aspetti
contrattuali
e
occupazionali.
La Cin
ha
ribadito
di voler
confermare
le
maestranze
in
carico
alla
Tirrenia
(1.600
dipendenti),
per i
due anni
previsti
dalla
legge, e
questi
erano
anche
gli
impegni
presi
dal
Commissario
e dal
governo.
“Cercheremo
di
arrivare
a
un’estensione
della
tutela
occupazionale,
con
impegni
concreti
e
realistici
anche
oltre i
due anni
–
riprende
Ercolani
–. Per
noi poi
deve
essere
garantito
il
rispetto
del Ccnl,
del
contratto
integrativo
aziendale
e di
tutti
gli
accordi
sindacali
in
essere
al
momento
del
passaggio”. Non
aiuta,
in
questa
fase
delicata,
l’atteggiamento
della
Regione
Sardegna,
che per
l’estate
con la
Saremar
ha messo
in linea
un
servizio
aggiuntivo
di
navigazione
con
l’isola.
“Crediamo
–
commenta
il
dirigente
sindacale
– che
non sia
questo
il modo
migliore
per
tutelare
la
continuità
territoriale
e le
tariffe
di
navigazione.
Tra
l’altro
la
Sardegna
è ancora
inadempiente
con la
privatizzazione
della
Saremar.
La
miglior
tutela
per chi
viaggia
è quella
offerta
dalle
convenzioni
che la
Cin
dovrà
rispettare
per le
rotte
sovvenzionate
a
garanzia
della
continuità
territoriale:
tariffe,
tratte e
navi.
Invece
Cappellacci
minaccia
ricorso
ovunque:
il fatto
è che in
questo
modo si
finiscono
per
favorire
quegli
interessi
che
magari
spingono
per una
liberalizzazione
selvaggia