PROCIDANI
SEQUESTRATI,MARITTIMO
SCRIVE A
NAPOLITANO
Strazzi:
"Non
siamo
tutelati,
oggi
cesso di
essere
italiano"
Continua
il
dramma
di Enzo,
Giuseppe,
Gennaro
e
Vincenzo,
i
quattro
marittimi
procidani
sequestrati
da
pirati
somali
nel
Corno
d’Africa
da oltre
sei
mesi. Il
procidano
Domenico
Strazzi,
Ufficiale
di
Macchina
della
Marina
Mercantile,
preoccupato
per la
sorte
dei
quattro
marittimi
procidani
rapiti,
ha
inviato
una
lettera
al
Presidente
della
Repubblica
Giorgio
Napolitano
in cui
denuncia
l’assurda
condizione
di
pericolo
che
quotidianamente
vivono i
marittimi
sulle
navi da
carico
che
attraversano
il Corno
d’Africa.
“Sto
parlando
dei miei
colleghi,
nonchè
di amici
con cui
ho
condiviso
molto
più di
alcuni
imbarchi,
che da
febbraio
di
quest'anno
sono
prigionieri
a bordo
della
nave
sulla
quale
onestamente
stavano
lavorando,
in balia
degli
ormai
famigerati
‘Pirati
Somali’,
uomini
senza
bandiera,
criminali
e
delinquenti
come ce
ne sono
tanti a
questo
mondo,
ma pur
sempre
senza
bandiera,
senza
nessuno
a
proteggerli
se non
se
stessi,
contro
cui
questo
Stato
non sta
facendo
assolutamente
nulla,
dopo 6
lunghissimi
mesi
queste
persone
continuano
indisturbate
a tenere
prigionieri
padri di
famiglia
che non
hanno
nessuna
colpa in
merito a
questa
vicenda
se non
quella
di aver
scelto
di
navigare,
e di
portare
da un
porto ad
un altro
i beni
che
sostengono
la
stragrande
maggioranza
del
benessere
del
nostro
paese”.
Comincia
così la
missiva
di
Domenico
che
continua:
“Penso
di
parlare
a nome
non di
tutti,
ma
sicuramente
della
maggior
parte
dei
lavoratori
marittimi
quando
dico che
questo
paese
non
tutela
nella
maniera
più
assoluta
una
categoria
di
lavoratori
che per
anni è
stata
bersagliata
da
cavilli
e da
leggi
fatte
senza il
minimo
criterio,
che a
nulla
sono
servite
se non a
far
passare
agli
Italiani
la
voglia
di
navigare”.
Poi il
duro
monito a
chi
governa
il
nostro
Paese e
allo
Stato
che
abbandona
i
marittimi
in balia
dei
pirati.
“Io
attualmente
in
quanto
padre di
una
bambina
ho
deciso,
scrivi
Domenico
Strazzi,
e sto
navigando
su navi
da
crociera,
poichè
sulle
navi
mercantili
- sulle
navi da
carico,
su cui
ho
cominciato
la mia
carriera
non vedo
più
futuro -
perchè
non c'è
più un
futuro,
non c'è
più un
futuro
perchè,
al di là
di tutte
le
complicazioni
di
natura
burocratica
ed
economica
si
rischia
di
imbarcare
e di non
fare più
ritorno
a casa,
per
colpa di
uno
Stato, e
per
colpa di
coloro
che lo
governano,
che non
si
rendono
conto
della
gravità
di certe
situazioni
solo
perchè
non
hanno
figli,
parenti
o amici
che
conducono
questo
tipo di
vita.
Vorrei
vedere
se il
nostro
Presidente
della
Repubblica
Giorgio
Napolitano,
o il
nostro
Presidente
del
Consiglio
dei
Ministri
Silvio
Berlusconi
avesse
anche
solo un
lontano
nipote
prigioniero
dei
pirati,
ci
sarebbero
così
tanti
problemi
ad
intervenire
per
recuperare
una nave
con il
suo
equipaggio,
persino
le
scusanti
su di un
eventuale
intervento
militare
nella
situazione
sono
assurde
e
rendono
l'idea
di
quanto
disinteresse
ci sia
persino
da parte
della
Farnesina
in
merito
alla
vicenda.
Si parla
di
complicazioni
di
natura
internazionale,
io mi
chiedo
quali
complicazioni
possano
nascere
dall'entrare
con navi
militari
nelle
acque
territoriali
di un
paese
ridotto
alla
fame e
senza un
governo
stabile,
squassato
da
guerre
civili
ormai da
anni,
non per
belligeranza,
ma solo
per
portare
a casa
delle
vite
umane,
che con
i loro
stipendi
ed il
loro
lavoro
contribuiscono
come
tutti, e
forse
più di
molti
altri a
mandare
avanti
un paese
ormai
alla
deriva.
Si pensa
a fare
lo
sciopero
della
fame per
persone
che
hanno
ammazzato
rubato e
fatto
della
criminalità
una
ragione
di vita,
mentre
per
povere
persone
che
vanno
lontano
da casa
per
portare
un tozzo
di pane
alla
famiglia
e che
per
questo
rischiano
la vita,
non ve
ne frega
nulla”.
Poi
l’affondo
più
duro,
quello
che si
spera
possa
far
comprendere
al
Presidente
Napolitano
lo stato
d’animo
che sta
generando
nei
marittimi
il
dramma
del
rapimento
in
Somalia.
“Una
volta
ero
fiero di
fare
questo
lavoro,
non solo
per
spirito
di
avventura
o per
avere
uno
stipendio
più alto
della
media,
ma
perchè
sentivo
dentro
di me di
voler
rappresentare
a
livello
internazionale
la
Marina
Civile
di uno
Stato
che
sentivo
mio, ma
adesso,
così
come gli
Armatori
Italiani
cominciano
ad
issare a
poppa
bandiere
straniere,
mi sento
di
consigliare
a tutti
di
cambiare
la
propria
Patria e
di
lasciar
morire
questo
Stato
con i
sui
grassi
burocrati,
perchè
non mi
sento
più
Italiano,
l'Italia
che
conoscevo
io era
diversa
da ciò
che sta
diventando
e sono
profondamente
indignato,
per non
dire di
peggio,
di
quanto i
cittadini
di
questo
paese
restino
inermi
di
fronte
ad una
situazione
che sta
velocemente
sprofondando
nell'assurdo
più che
nel
ridicolo
in tutti
i campi,
non solo
in
quello
marittimo.
Sono
giunto a
queste
riflessioni,
prosegue
Domenico,
perchè
tocca da
vicino
me
stesso,
la mia
professione
ed i
miei
sfortunati
colleghi
abbandonati
a loro
stessi,
membri
di una
categoria
che
ormai è
tutelata
solo in
grandi
compagnie
come
quella
nella
quale
lavoro
attualmente
e la cui
incolumità
non è
più
garantita
dagli
organismi
principali
di
questo
Stato
che
dovrebbe
tutelare
i sui
cittadini.
Ricordate
tutti
che oggi
tocca a
loro, ma
domani
potrebbe
toccare
a
chiunque,
in
qualsiasi
campo, e
mi pare
che gli
esempi
non
manchino
affatto
negli
ultimi
anni,
visto
che in
questo
paese si
cerca di
arrivare
sulla
luna
senza
nemmeno
saper
salire
le
scale.
Quest'oggi,
conclude
amaramente
Domenico
Strazzi,
io cesso
di
essere
Italiano
e spero
che
quante
più
persone
aprano
gli
occhi e
decidano
di
seguirmi,
perchè
l'Italia
non
esiste
più”. I
toni
forti
della
missiva
inviata
da
Strazzi
al
Presidente
Napolitano,
denotano
la
totale
sfiducia
che gli
italiani,
e non
solo i
marittimi,
oggi
hanno
nello
Stato e
nelle
sue
Istituzioni
da cui
non solo
non si
sentono
tutelati
ma dalle
quali al
contrario
si
sentono
presi in
considerazione
solo
quando
devono
fare
sacrifici
economici
e
mettere
mano
alla
tasca
per
pagare
tasse
esose:
che
vergogna!
di
Gennaro
Savio
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