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RIFLESSIONI DI UN EMIGRATO SARDO, SUL CASO TIRRENIA

Un sardo residente da cinquant’anni in Toscana, in vacanza nell’isola, ha scritto una garbata lettera al Messaggero on line, con valide considerazioni sul problema trasporti. Ricordate, con puntualità, le vicende legate alla privatizzazione della Tirrenia, delle quali abbiamo dato ampio resoconto, la lettera così prosegue:

A quanto pare, lo Stato Italiano ignora che una delle regioni che compongono la nazione è la Sardegna e dimentica che questa regione è stata, insieme al Piemonte, quella che ha combattuto sin dall'inizio per la unificazione della stessa Italia.


Doveroso rammentare questo particolare in occasione dei festeggiamenti dei  150 anni dell'unità d'Italia, ma i ministri ed il presidente del Consiglio si sono dimenticati anche questi particolari pur di infierire contro la Sardegna ed il popolo che la abita e nello stesso tempo la governa. Sono state dimenticate le Istituzioni mettendo ancor più in difficoltà  i sardi, che, attraverso la giunta regionale, non possono fare a meno di ricorrere alla Corte Costituzionale, alla Corte di giustizia Europea e più semplicemente al T.A.R per velocizzare l'illegittimità del contratto di vendita e quindi una nuova convenzione che regoli, con la Sardegna primo attore, i trasporti marittimi. Pare anche che chi ha comprato la Tirrenia abbia costituito la società oltre il tempo di scadenza che fissata dal ministero dei Trasporti. Mi sembra opportuno precisare come la giunta regionale abbia commesso dei gravi errori sia tecnicamente che politicamente. Prima di tutto si sono mossi molto tardi, come nel caso del caro traghetti, senza avere la consapevolezza della convenzione che lo Stato aveva in essere con la Tirrenia e senza che, da parte dello stato italiano e dall'Europa avessero delle garanzie di partecipazione alle trattative di vendita.  Per il caro traghetti c'è stata subito l'idea di sopperire con la formazione della flotta sarda, concorrenziale alle società di navigazioni ancora in essere, costringendole ad abbassare anche se minimamente i prezzi; mentre per il caso Tirrenia non ci sono più prevedibili margini di trattativa se non interviene il governo del paese ad includere quanto meno la regione come socio di garanzia.

La CIN ha un contratto di acquisizione con lo stato ed una convenzione che ne regola i rapporti, che dovrebbero essere oggetto di discussione solo per la continuità territoriale e niente più. Ebbene con la politica si può rimediare a tutto, ma questo affare mi sembra alquanto impossibile e nello stesso tempo complicato.
Un altro fatto di notevole importanza che sta accadendo in questi giorni è il blocco della Finanziaria regionale e delle entrate tributarie che fino ad oggi lo stato ha incamerato e che ai sardi non ha rimborsato. Questo è ancora più grave dell'affare Tirrenia in quanto non dà la possibilità di produrre lavoro e quindi di fermare tutte le attività di finanziamento nell'ambito regionale.
Occorre soltanto dire che la povertà ed  il lavoro che manca non si possono combattere in Sardegna e quindi se un sardo vuole lavorare deve cercare attività altrove, in continente o all'estero. Questo comportamento dello stato non dà modo alla Giunta regionale di fare un programma di investimenti solido e forte specialmente per l'occupazione della gioventù che in Sardegna arriva alla massima percentuale rispetto alle altre regioni italiane. Si guardi al programma che l'assessore al lavoro della regione ha comunicato recentemente per dare modo ai giovani di sviluppare un lavoro artigiano con il contributo iniziale della regione e, se l'inizio risulta conveniente, il giovane continua la professione con soddisfazione.
Se lo stato non rimborsa le entrate tributarie, non ci sarà mai il finanziamento di alcun progetto per mancanza di soldi.
Da sardo,emigrato da una cinquantina di anni nella penisola e precisamente in Toscana a Montemurlo in provincia di Prato,dirigente del circolo sardo “Narada”, essendo ora in pensione,  mi reco nella terra natia almeno tre volte l'anno, e tutte le volte mi sento partecipe dello stato con cui si vive.  Mi sento veramente un dei sardi bastonati dallo Stato Italiano su tutti i campi: in agricoltura, nell'edilizia, nei lavori pubblici, nel turismo, e cosi via. Mi sento partecipe della verifica del prezzo del latte che non riesce ad aumentare da 0'60 centesimi di euro, delle abitazioni che non si possono costruire per l'alto costo dei manufatti, delle strade statali e non che non hanno la manutenzione necessaria secondo le stagioni ed infine del turismo che quest'anno è veramente in deficit.

Ebbene mi soffermo un tantino sul turismo essendo uno dei primi funzionari dei circoli sardi a denunciare il caro traghetti. Momentaneamente e fino al mese di settembre c'è la flotta sarda con personale di bordo siciliano e napoletano e nessun sardo, ma negli ultimi mesi dell'anno che sarà? Le navi noleggiate torneranno ai proprietari ed i prezzi torneranno a salire? Gli armatori menzionati,secondo il mio modesto parere, hanno aumentato i prezzi perché erano sicuri di comprare Tirrenia con CIN e quindi navigare spadroneggiando ancora sui mari dalla Sardegna al continente e viceversa. L'Amministratore delegato di CIN in una intervista fatta dalla “Nuova Sardegna” ha accennato al piano industriale della società dicendo che ci sarà un quasi completo rinnovamento della flotta, vendendo le navi tipo Strada e i due minitraghetti che stanno già operando tra la Turchia e la Grecia e tra l'Algeria e le isole Canarie, rimodernando la flotta con nuovi sei traghetti moderni. L'occupazione, tanto per cambiare, sarà sempre di addetti non sardi. E la  Sardegna, se i ministri del governo non riparano i danni, sarà sempre esclusa. Ma anche i residenti devono farsi sentire in tutte le sedi possibili, come noi emigrati, attraverso la FASI con proteste vibranti  perché termini il sopruso e si metta a lavorare a fianco della Sardegna e non contro come in questi ultimi tempi. Si possono fare tanti ordini del giorno e provocare tanti scioperi oltre che farsi sentire anche in sede congressuale, essendo la FASI prossima al suo congresso.
 Con questa speranza termino le mie considerazioni, aggiungendo un desiderio personale ma che forse sta a cuore a tanti emigrati: quando sarà operante
il collegamento Saremar da Livorno alla Sardegna?

Luigi   Pinna - Montemurlo (Prato)

www.ilmessaggerosardo.com

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                 06-09-2011

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