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NUOVE OMBRE SULLA PRIVATIZZAZIONE DELLA TIRRENIA

Il senatore Piergiorgio Massidda (Pdl) denuncia l’impossibilità di visionare gli atti relativi alla cessione

Il futuro del trasporto marittimo continua ad essere circondato da numerosi interrogativi. Un alone di mistero che non aiuta a fare chiarezza sui dettagli che hanno portato la vecchia compagnia pubblica Tirrenia tra le braccia della Compagnia italiana di navigazione.
Una cordata di armatori privati che ha deciso di acquistare i traghetti di proprietà della Fintecna, società controllata dal ministero dell’Economia. A lamentare aspetti poco chiari è stato il senatore del Pdl Piergiorgio Massidda, medico cagliaritano che si accinge a prendere le redini dell’Autorità portuale del capoluogo sardo. Secondo diverse testimonianze, parrebbe che i parlamentari non riescano a venire in possesso della copia della convenzione fra Tirrenia e Cin.
Documento che è attualmente al vaglio dell’Antitrust. “Giancarlo D’Andrea commissario straordinario di Tirrenia assicura che il testo della convenzione è di facile reperibilità; ma nessun parlamentare dell’ottava Commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato ha avuto la possibilità di visionarlo”, questa la denuncia dell’ex forzista al termine dell’ultima seduta. “Durante la seduta ho avuto modo di parlare con Ettore Morace, amministratore delegato della Compagnia Italiana di Navigazione – ha spiegato Massidda – il quale ha chiarito la presenza di alcuni refusi nel testo della convenzione; refusi che, secondo un’interrogazione di Mauro Pili, conterrebbe pesanti penalizzazioni per i sardi, lesive del diritto alla mobilità. Abbiamo necessità di vederci chiaro e superare le ritrosie nel dare ampia pubblicizzazione a una convenzione così importante. Con gli altri parlamentari, non solo sardi, chiederemo già nei prossimi giorni di poter prendere visione del testo e chiedere che prima della firma definitiva ci sia una discussione nelle Commissioni competenti di Camera e Senato”. Insomma le parole del senatore del Pdl dimostrano quanto aveva già denunciato l’ex presidente della Regione Sardegna Mauro Pili.
Il giornalista eletto alla Camera nelle liste del Pdl aveva evidenziato come la privatizzazione della compagnia non fosse stata al centro dei lavori delle Commissioni parlamentari competenti. Una procedura che chiarisce come l’Esecutivo abbia deciso di accantonare i principi di trasparenza e partecipazione. Improvvisamente, la segretezza è tornata protagonista di alcuni procedimenti amministrativi. Un ritorno al passato che potrebbe avere effetti gravissimi per tutta l’economia nazionale. I sardi, i siciliani e le comunità che vivono sulle piccole isole devono accontentarsi dei buoni propositi degli armatori privati. L’amministratore delegato della Cin ha infatti precisato che la nuova compagnia si impegnerà a garantire le stesse rotte ed il rispetto della continuità territoriale. Il vettore ha rimarcato che, per quanto concerne il via libera della Commissione europea, si limita ad aspettare la pronuncia di Bruxelles.
L’ad Ettore Morace ha poi ribadito che il pagamento verrà perfezionato “quando arriverà il placet della Ue e i contributi pubblici”.Un aiuto che equivale a 72 milioni di euro. L’accordo prevede, infatti, la cessione di Tirrenia per 380 milioni di euro, che Cin sborserà in due tranche: 200 milioni subito e 180 dopo aver incassato i contributi pubblici. Al momento “la garanzia dei contributi non c’è”, ha spiegato Morace, precisando che i 380 milioni di euro sono frutto della valutazione di Banca Profilo, la quale nei suoi calcoli ha considerato anche i contributi. Cin garantisce inoltre l’ammodernamento della flotta: “Cinque navi vanno immediatamente rottamate e sostituite con navi più moderne e più veloci che acquisteremo sul mercato”. Il nuovo corso della compagnia non sarà quindi segnato dall’acquisto di nuove navi. Con tutta probabilità si acquisteranno traghetti usati. Il futuro del cabotaggio marittimo rischia di attraversare momenti di forte difficoltà. Incertezza che si ripercuoteranno sull’economia delle Isole e sull’indotto che ruota intorno ai principali porti del Paese.
Il caro tariffe che ha caratterizzato la stagione estiva è solo la punta di un iceberg. L’assenza di una politica industriale per quanto riguarda il trasporto via mare impedisce che si prendano delle decisioni dal respiro lungo. Il Governo ormai vive alla giornata. Un’amara considerazione per i cittadini e gli operatori attivi nel comparto marittimo.


 

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                 22-09-2011

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