PIRATERIA
MARITTIMA:NEI
PRIMI 9
MESI DEL
2011
RILASCIATE
ALMENO
20 NAVI
La
prigionia
in
Somalia
è
un’esperienza
che
segna
corpo,
mente e
anima
sia dei
marittimi
sia dei
loro
familiari.
Quella
in atto
sembra
una
‘corsa’,
da parte
dei
pirati
somali,
a voler
‘disfarsi’
delle
navi e
dei
marittimi
che sono
loro
prigionieri.
Probabilmente
le vari
gang del
mare,
che
scorrazzano
nel mare
del
Corno
D’Africa
e Oceano
Indiano,
dopo il
fermo
stagionale
per i
Monsoni,
hanno
ora
bisogno
di
denaro
fresco
per
riavviare
la loro
‘attività’.
Dal 10
agosto
scorso
sono
state
rilasciate
ben 8
navi.
Dall’inizio
dell’anno
ad oggi
sono
state
almeno
20 le
navi
rilasciate
in
cambio
del
pagamento
di un
riscatto.
Rilasci
che
hanno
fruttato
alle
casse
dei
predoni
del mare
almeno
100 mln
di
dollari.
Un fatto
questo,
che
lascia
credere
che, nel
2011,
l’attività
criminale
dei
pirati
somali
frutterà
loro
almeno
200 mln
dollari.
Nel 2010
il
‘fatturato’
dei
moderni
filibustieri
era
stato di
circa
120 mln
di
dollari.
In mano
ai
banditi
del mare
vi sono
ancora
almeno
34 navi
e 500
marittimi
di
diversa
nazionalità.
Compresi
30
marittimi,
membri
di
equipaggio
di navi
che non
sono in
mano ai
pirati
somali e
che sono
tenuti
prigionieri
a terra
o su
altre
navi.
Tra le
navi
trattenute
in
ostaggio
la ‘MV
Dover’
che è
ancora
alla
fonda al
largo di
Bargal
nell'area
Harfun
in
Puntland,
la
regione
semiautonoma
somala
dove
hanno
sede
gran
parte
dei covi
pirati.
L’imbarcazione
battente
bandiera
panamense
e di
proprietà
greca
sarebbe
dovuta
essere
già
stata
rilasciata
dai
pirati
somali
in
quanto,
per il
suo
rilascio,
e del
suo
equipaggio
di 23
marittimi,
3
rumeni,
1 russo
e 19
filippini,
lo
scorso
mercoledì
è stato
pagato
un
riscatto
di circa
4 mln di
dollari.
Il cargo
venne
catturato
lo
scorso
28
febbraio.
La nave
è stata
anche la
prigione
dei
sette
danesi
dello
Yacht
ING che
venne
catturato
il 24
febbraio
scorso e
che sono
stati
rilasciati
di
recente.
A causa
dell’aumento
delle
somme,
richieste
dai
pirati
somali
come
riscatto
per
rilasciare
uomini e
navi
trattenuti
nelle
loro
mani, i
tempi di
negoziazione
si sono
rallentati
di
molto.
Oggi la
prigionia
dei
marittimi,
membri
degli
equipaggi
delle
navi
catturate
dai
predoni
del
mare,
può
durare
anche 8
mesi
anche se
ci sono
casi in
cui dopo
oltre un
anno
ancora
non se
ne vede
soluzione.
Un’esperienza
che
segna
corpo,
mente e
anima e
che è
vissuta,
sia dai
marittimi,
come
ostaggi,
sia dai
loro
familiari,
che per
mesi
vivono
nella
trepidante
attesa
di
riabbracciarli
sani e
salvi,
in
maniera
traumatica.
http://www.liberoreporter.it