I
SEQUESTRATI
DELLA
SAVINA.GIOCHIAMO
A
SCARICABARILE?
Sabato 8
ottobre,
una data
che a
molti
non dice
nulla ma
che ai
familiari
dei
marittimi
della
“Savina
Caylyn”
dice
molto e
riacutizza
la loro
sofferenza:
sono
trascorsi
esattamente
otto
mesi ,
infatti,
da
quando
l’8
febbraio
2011 il
cargo
dell’armatore
Fratelli
D’Amico
di
Napoli
fu
assalito
e
catturato
da una
banda di
pirati
somali.
Tutti i
membri
dell’equipaggio,
17
indiani
e cinque
italiani
fra cui
il
comandante,
Giuseppe
Lubrano
Lavadera,
sono
vittime
della
barbarie
dei
sequestratori.
Legati
mani e
piedi,
picchiati
e
persino
torturati
ogni
qualvolta
i pirati
vogliono
sollecitare
il
riscatto,
14
milioni
di
dollari.
Minacciano
persino
di
ucciderli
e i loro
ultimatum
sembrano
già
scaduti.Otto
mesi di
angoscia
e di
rabbia.
Il
governo
continua
a dire,
attraverso
il
sottosegretario
Mantica,
che il
riscatto
“fuoriesce”
dalle
sue
competenze
e chiama
in causa
l’armatore
che vive
in
Svizzera
e parla
attraverso
un
funzionario.
Secondo
Mantica
l’armatore
“ha
mancato
le sue
responsabilità”.
Ma
sebbene
l’autorità
ufficiale
parli di
“una
serie
articolata
di
azioni
che il
governo
continua
a
svolgere”,
la
sensazione
che si
ha è una
sola: lo
scaricabarile.
Ossia,
un gioco
pericoloso
fatto
sulla
pelle
dei
marittimi
italiani,
abbandonati
al loro
destino.Fra
i
sequestrati
italiani
la
maggioranza
è
formata
da
naviganti
di
Procida,
un’isola
che da
un
secolo e
mezzo
fornisce
fior di
professionisti
alla
marina
mercantile
e che
inutilmente
fino a
oggi ha
protestato
con
cortei e
con
manifestazioni
di
piazza a
Roma.
(Sia
detto
per
inciso:
altri
procidani
sono
sequestrati
sulla
seconda
nave in
mano ai
pirati,
la
Rosaria
Damato,
della
quale
chissà
perché
si parla
meno.)
Anche il
comitato
“Liberi
subito!”
attribuisce
delle
responsabilità
all’armatore
della
Caylyn e
però
chiede
al
governo
un’azione
più
energica.
Non è
più
tollerabile
questo
impasse..
Altri
paesi
che
hanno
subito
lo
stesso
ricatto
dai
banditi
somali
hanno
risolto
in due
mesi la
trattativa.
Da noi
dopo
otto
mesi –
che sono
tanti –
ancora
non si
capisce
quale
esito
possa
avere la
vicenda.
Una
vergogna.
Sembra
davvero
una resa
ingominiosa.Di
antonio
lubrano
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